Processo Lucy Letby, infermiera accusata di aver ucciso 7 neonati: “Aria iniettata nello stomaco”


Il processo a Lucy Letby, l’infermiera 32enne accusata dell’omicidio di sette neonati all’ospedale di Chester

(UK), si arricchisce di un nuovo capitolo. Ascoltato il supervisore dell’imputata: “Ha iniettato aria nello

stomaco di un neonato per ucciderlo”.

A Manchester continua il processo contro Lucy Letby, l’infermiera di 32 anni accusata di aver ucciso sette

bambini (e di aver tentato di ucciderne di altri dieci) ricoverati all’ospedale pediatrico di Chester, in

Inghilterra, tra il 2015 e il 2016.

“Letby ha ucciso un neonato che pesava meno di un chilogrammo iniettandogli dell’aria nello stomaco”, ha

dichiarato alla giuria il pediatra Dewi Evans, supervisore di Letby nella struttura di Chester, convocato dai

giudici lo scorso 31 ottobre per testimoniare in aula.

“Il collasso respiratorio che ha provocato la morte di quel neonato è compatibile con una quantità di aria

anomala presente nel suo stomaco”, ha riferito l’esperto, in base a quanto si apprende dal The Sun.


L’iniezione di aria nello stomaco avrebbe causato un rigonfiamento dell’organo digestivo fino al punto da

ostacolare la respirazione del piccolo: “Se il diaframma non è in grado di muoversi, i polmoni non possono

far entrare l’ossigeno”, ha aggiunto sempre Evans.

Stando a quanto emerso dalla testimonianza del medico, Letby è stata vista più volte entrare nella stanza

del reparto di terapia intensiva in cui era ricoverata la vittima, anche dopo il decesso, nonostante fosse

stata assegnata alle cure di un altro neonato. Le condizioni del bambino sarebbero peggiorate proprio in

coincidenza alle visite “fuori programma” dell’infermiera.

“Ricordo di averle chiesto di concentrarsi sul paziente che le era stato assegnato – ha riferito sempre il

medico in aula, secondo People – lei si era recata più volte nella stanza del bambino morto, anche quando

era presente la famiglia. L’ho sollecitata più volte a uscire e a lasciare i familiari in lutto in compagnia di

un’altra infermiera”.

I giudici hanno poi chiesto al dottor Evans se fosse responsabilità dell’infermiera parlare con i genitori della

vittima, il medico supervisore ha risposto: “Per quanto io possa ricordare, non lo era”.