Aggredito fisicamente e verbalmente durante la Notte Rosa perché gay. Nicolò Del Greco, 22 anni, racconta
l’incubo che ha vissuto la notte del 30 luglio presso il locale Molo 9 Cinque di Cesenatico: “Preso a pugni e
insultato nell’indifferenza collettiva, solo per aver baciato un altro ragazzo”.
Nicolò Del Greco, 22 anni, nato a Meldola in provincia di Forlì, è un ragazzo come tanti altri. Studia in una
università di Londra, è curioso e come è normale alla sua età ama divertirsi con gli amici. Eppure per
qualcuno Nicolò merita di essere preso a pugni e insultato per via delle sue preferenze sessuali. “Quando si
è gay e si sceglie di esprimersi in modo non ortodosso ci si abitua presto alle occhiate sui mezzi di
trasporto, ai sorrisetti di scherno, alle prese in giro, alla diffidenza e agli insulti degli altri. Ma mai mi sarei
aspettato di ricevere dei pugni in faccia motivati dal nulla“. Dal nulla, ovvero da un bacio.
Il 30 luglio 2021 in Riviera si festeggia la Notte Rosa. Come migliaia di altri ragazzi e ragazze suoi coetanei,
anche Nicolò decide di andare a festeggiare con delle amiche. La serata si svolge presso il Molo 9 Cinque
di Cesenatico, locale all’aperto in cui sostanzialmente si balla e ci si diverte come in discoteca. “Tengo a
precisare che mi ero vaccinato e che, recandomi a quella serata, davo per scontato che gli organizzatori
avessero predisposto tutto secondo le regole anti-Covid”.
Nicolò balla, si diverte. Sulla pista, incontra un ragazzo che gli piace e che ricambia il suo interesse, iniziano
a ballare vicino fino a baciarsi. “È successo tutto in una frazione di secondo”, racconta. “All’improvviso mi
sento arrivare due pugni in faccia, uno dopo l’altro e poi uno sullo stomaco. Faccio appena in tempo a
guardarmi intorno per cercare di capire cosa stia succedendo che me ne arriva un altro ancora più forte,
all’altezza degli occhiali, al punto che me li fa cadere”. Mentre Nicolò, già sotto choc, si piega per
raccogliere gli occhiali, il suo aggressore ha il tempo di sparire confondendosi tra la folla.
Profondamente turbato, il ventiduenne va a cercare la sua migliore amica, Laura, che nel frattempo stava
ballando poco lontano da lui, e insieme iniziano a cercare l’aggressore, dopo aver segnalato l’accaduto al
barista e al buttafuori, che però non si impegnano ad aiutarli. In quel frangente, “preso dal nervoso”, Nicolò
prende in mano un bicchiere di plastica quasi completamente vuoto (“c’erano solo due dita di ghiaccio
dentro”, precisa) e lo butta a terra, rovesciando inavvertitamente il contenuto sui piedi di un altro
ragazzo. “Lì inizia il secondo incubo della serata”.
Lo sconosciuto si innervosisce per via del drink rovesciato. “Mi sono immediatamente scusato, gli ho detto
che non era mia intenzione bagnargli le scarpe, ma che ero appena stato aggredito perché sono gay ed ero
molto agitato. In tutta risposta ha iniziato a darmi del f****o e a dirmi che mi meritavo di essere picchiato”.
Agli insulti seguono poi le minacce. “Continuava a ripetere che avrebbe completato quello che l’altro
aggressore aveva iniziato, che mi avrebbe preso a botte”. Terrorizzato, Nicolò esce dal locale, ma il ragazzo
lo segue accompagnato da alcuni suoi amici che lo incitano.
Fuori dal locale, Nicolò si ritrova circondato dal suo secondo aggressore e da un altro gruppo di ragazzi che
lo insultano a turno, dandogli del “f****o” e del “mezzo uomo”. Con lui c’è solo Laura, che tenta di difenderlo
frapponendosi tra lui e tutti gli altri. “Mi sentivo io e Nicolò contro tutti”, racconta. “Intanto intorno a noi si
erano radunate un bel po’ di persone, ma nessuno faceva niente. Tutti vedevano che Nicolò veniva
minacciato e insultato da un gruppo di violenti, eppure si comportavano come se niente fosse, come se
tutto ciò fosse normale”.
Nel panico, Nicolò decide di fare l’unica cosa che può farlo sentire protetto: chiamare i Carabinieri. “Faccio
il 112. E lì comincia il terzo incubo della serata”. Nicolò Del Greco denuncia il mancato intervento delle forze
dell’ordine che, secondo lui, non hanno preso sul serio la sua richiesta di aiuto. “Ho detto all’operatore di
una pattuglia perché avevo subito due aggressioni omofobe. Mi ha risposto che, essendo la Notte Rosa,
non potevano venire nell’immediato perché c’erano già diverse segnalazioni e di recarmi quindi verso un
luogo sicuro e aspettare lì l’auto dei Carabinieri. Io però non mi sentivo sicuro da nessuna parte e tanto
meno ero intenzionato a percorrere una strada da solo, con il rischio che i miei aggressori mi seguissero e
magari mi picchiassero di nuovo”.
Con tono molto concitato, Nicolò fa presente all’operatore che i suoi aggressori sono ancora sul posto e
che ha bisogno di essere soccorso subito, ma l’operatore gli dice che non è possibile, indicandogli il posto
dove aspettare la pattuglia. A quel punto, preso dallo sconforto, il ragazzo riaggancia il telefono, senza
sollecitare più l’intervento di una pattuglia, che infatti non arriva. “A passo spedito sono andato a prendere
la mia amica e ci siamo diretti alla macchina, per fortuna senza essere seguiti”.
Nei giorni successivi all’aggressione, Nicolò ha pensato di sporgere denuncia e si è recato presso la
stazione dei Carabinieri di Meldola dove però gli è stato detto di ripassare l’indomani perché l’addetto alle
denunce non era in servizio quel giorno. “Mi è stato comunque fatto capire che una denuncia contro ignoti
raramente porta a qualcosa, così alla fine mi sono scoraggiato e non ho più denunciato. Se la sera del 30
luglio la pattuglia fosse intervenuta tempestivamente, forse avrei potuto identificare i miei aggressori, che
invece al momento sono impuniti e a piede libero”.