Tragedia Antonella su TikTok. Come difendersi dalle challenge del gioco social?

Antonella e il tragico gioco su TikTok. L’autopsia conferma: “Morta per asfissia”

L’esame autoptico è stato eseguito all’Istituto di medicina legale del Policlinico.

Ma restano ancora tanti gli interrogativi sulla tragedia di Palermo. Si cerca il codice

per sbloccare il suo cellulare: qualcuno potrebbe aver contattato Antonella Sicomero

in privato per indurla a partecipare al gioco sul social.

L’autopsia ha confermato che la piccola Antonella Sicomero, la bambina

di 10 anni di Palermo deceduta giovedì all’ospedale dei Bambini dove era

arrivata in condizioni gravissime, è morta per asfissia. L’ipotesi è che la piccola

si sia stretta una cintura al collo mentre partecipava a una sfida sul social TikTok.

L’esame è stato disposto dalla Procura che sulla vicenda ha aperto un’inchiesta.
Il reato ipotizzato per il momento e a carico di ignoti, anche dalla Procura dei

minorenni, è quello di istigazione al suicidio. Gli inquirenti vogliono capire se qualcuno abbia davvero invitato Antonella a partecipare al tragico gioco e anche se esista una rete più ampia di individui dietro a questo tipo di sfide online. La bambina aveva diversi profili social (su Facebook, YouTube e, come detto, TikTok) e un cellulare su cui avrebbe dovuto postare il video della gara. Un altro degli obiettivi è sbloccare il codice di accesso del telefonino che nessuno dei familiari conosce.

Qualcuno potrebbe aver contattato Antonella

“Ho il timore che qualcuno l’abbia contattata in privato e convinta a fare quella sfida” ha detto in un’intervista a Repubblica il padre. Proprio quest’ultimo le avrebbe prestato la cintura, come accertato dalla indagini, quella che le ha dato era molto elastica. Quella stessa cintura che le ha trovato stretta al collo e allacciata al termosifone. “Penso anche che forse in quei cinque minuti mia figlia non è stata più lei” dice il signor Angelo Sicomero. “Non me lo so spiegare nemmeno io cosa è successo, non avevo capito niente di queste cose. Era una bambina serena, buona. Si era appassionata ai social ed è stata lei che mi ha spiegato per la prima volta che cosa voleva dire la parola followers. Il suo sogno era diventare famosa…” ha detto in un’altra intervista al Giornale di Sicilia. I funerali si faranno martedì alle 11 in piazza Magione.

Garante blocca TikTok ai minorenni
Intanto il garante per la protezione dei dati personali “ha disposto nei confronti di Tik Tok il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica”. Lo annuncia l’Autorità, che “ha deciso di intervenire in via d’urgenza a seguito della terribile vicenda della bambina di 10 anni di Palermo”.

Non so come finirà il blocco di Tik Tok in Italia intimato dal Garante Privacy. Non so se davvero il social chiuderà per un po’ (non mi pare che sia quella l’aria), o se troveranno  al volo un modo di accertarsi dell’età degli utenti (ci credo ancora meno). E non escludo nemmeno che alla fine si possa scoprire che nella tragica morte della bambina di Palermo si scopra che Tik Tok non c’entrava nulla (in effetti non c’è traccia di “sfide” per soffocarsi sul social ora). Ma so che non dovremmo sprecare quello che è successo e il dibattito che si è innescato per provare a crescere: il tema del rapporto fra ragazzini e social network è troppo importante per essere liquidato con posizioni schematiche. 

I social network hanno delle responsabilità, questo è certo, ma non

è dicendo “è tutta colpa loro” che ce la caveremo perché poi alla fine

questa cosa ci riguarda tutti quando un figlio, ancora troppo piccolo,

ci chiede “posso avere il telefonino? posso stare su Instagram, Tik Tok,

Twitch, Discord o Whatsapp?”. La prima risposta esatta, “no”, si sgretola

davanti all’obiezione “ma tutti i miei amici ce l’hanno”. Allora puoi resistere, puoi cedere, o puoi decidere di fare un pezzetto di strada assieme.

Quando mio figlio mi ha chiesto di aprire un canale su YouTube ci ho

pensato, ho cambiato idea due o tre volte, poi l’ho aperto con lui: ho

imposto uno stretto limite di tempo e da allora insieme stiamo imparando

a fare video sempre migliori trovando i software giusti. Stiamo crescendo,

ma ci siamo tenuti tempo per tutto il resto. Un piccolo orto a led per esempio: quando abbiamo aperto il canale abbiamo piantato ravanelli e zucchine, i primi sono spuntati subito, come in un videogame; delle seconde nessuna traccia. 

Qualche giorno fa mi è tornato sotto: “Posso stare su Tik Tok?”.

Hai 11 anni, certo che no. “Ma tutti i miei amici ci stanno”. Non so se sia

vero ma ho la sensazione che come genitori stiamo sbagliando qualcosa:

non si tratta di essere retrogradi, ma a quell’età mandereste vostro figlio

su un motorino? O in giro da solo per la città? E gli direste che può tornare

a casa quando vuole? Mettergli uno smartphone in mano senza limiti è la

stessa cosa. Epperò quel mare è soprattutto il loro mare ed un divieto

assoluto rischia di rivelarsi una risposta debole o controproducente. Allora che fare? Studiate.

Studiate ogni singolo passo avanti, impostate assieme un percorso,

installate una app che vi consenta di fissare limiti di orario e di contenuti,

parlateci ogni giorno. E poi: non abbiate fretta di dire subito dei sì e non abbiate paura di dire “per ora, no” a volte. Impareranno che la fretta è la via più breve per sbagliare e che per le cose importanti ci vogliono pazienza e fiducia. Nel frattempo per esempio le zucchine sono spuntate.

www.elasticmedianews.it editor Nunzio Bellino