Reddito di cittadinanza, a Pescara l’ennesimo episodio di truffa ai danni dello Stato
Una norma che non conosce pace. Un sussidio che avrebbe, nelle intenzioni del Legislatore, dovuto aiutare
i più deboli, i meno fortunati, le persone che non erano state in grado di trovare un lavoro per mantenersi. Il
reddito di cittadinanza torna agli onori delle cronache per l’ennesimo episodio di truffa ai danni dello
Stato. Un nuovo furbetto è stato pizzicato dalle forze dell’ordine. Percepiva il reddito di cittadinanza
e spacciava droga con in casa un vero e proprio deposito di stupefacenti, quarantacinque chilogrammi di
marijuana, per un valore commerciale di oltre mezzo milione di euro. Protagonista della vicenda un
italiano di Montesilvano, importante centro ad un passo da Pescara, posto agli arresti domiciliari
nell’ambito della operazione “Drug market”, portata a termine dalla guardia di finanza del capoluogo
abruzzese, sotto il coordinamento del colonnello Antonio Caputo.
Le perquisizioni dei militari hanno consentito di scoprire un vero e proprio magazzino di “erba”, occultata
nei diversi anfratti della casa all’interno di numerosi borsoni. Gli uomini in divisa hanno provveduto a
smantellare il deposito casalingo di cannabis, sequestrando complessivamente circa quarantacinque
chilogrammi di marijuana, che si sarebbero trasformati sul mercato in oltre centotrentacinque mila spinelli,
fruttando un tesoretto illecito di almeno cinquecento mila euro. L’uomo è stato denunciato per traffico di
sostanze stupefacenti alla procura della Repubblica, che ha disposto a suo carico la misura cautelare degli
arresti domiciliari, convalidando le perquisizioni e il sequestro. Per il malvivente, oltre alle manette, è scattata la revoca del sussidio economico del reddito di cittadinanza, percepito indebitamente.
Purtroppo non si tratta di un episodio isolato. E le feroci polemiche interno alla norma simbolo della
politica grillina certo non aiutano a trovare una mediazione. Che la legge sia da modificare è piuttosto
evidente. Il problema nasce dall’arroccamento del Movimento Cinque Stelle, convinto e forse anche a
ragione, che centro destra e renziani vogliano smantellare nel suo complesso il sussidio di Stato. Il Partito
Democratico, soprattutto quello a matrice lettiana, nicchia sul tema. Non la considera una norma per la
quale incatenarsi di fronte a Montecitorio, ma sa benissimo che la futura alleanza elettorale del campo
progressista passa anche dalla lealtà verso il Reddito. Con la pandemia, l’inflazione alle stelle e l’elezione per il Quirinale più incerta della storia repubblicana, i partiti fanno quadrato su se stessi. Il rischio di tornare alle urne già tra un paio di mesi è concreto. E nessuno vuole fare il passo più lungo della gamba. In questo scenario, l’ipotesi di una modifica al Reddito di Cittadinanza durante questa legislatura è pura e semplice utopia.