Per 9 mesi tiene il figlio morto in casa: “Gli andava a prendere la brioche al bar tutti i giorni”

Per 9 mesi tiene il figlio morto in casa: “Gli andava a prendere la brioche al bar tutti i giorni”


Chiuse le indagini sulla triste vicenda di Giovanna Di Taranto e del figlio Vittorio Chies, trovato cadavere

nella loro casa di Treviso nel maggio del 2019.

Per nove mesi ha tenuto nascosta a tutti la morte del figlio, lasciando il cadavere in casa e continuando la

routine di ogni giorno come ad esempio andando a prendergli la brioche al bar tutti i giorni. Sono gli

agghiaccianti dettagli che emergono dalla triste vicenda di Giovanna Di Taranto e del figlio cinquantenne

Vittorio Chies, trovato cadavere nella loro casa di Treviso nel maggio del 2019. Su quell’episodio infatti ora

la procura trevigiana ha chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio per la donna di 72 anni. Le accuse

per la pensionata sono quelle di occultamento di cadavere e truffa ai danni dello Stato in quanto per tutto il

tempo ha continuato a incassare la pensione di invalidità del figlio recandosi alle poste con una regolare

delega.

La difesa punta ora ridurre i tempi di un processo con il rito abbreviato, ricordando lo stato di particolare

fragilità psicologica della donna che, anche al momento della scoperta del cadavere mummificato del figlio

in casa, continuava a parlarne come se fosse vivo. “Si tratta di una persona con fragilità psicologica

evidente. Ha portato avanti, nella sua scarsa lucidità, la routine di ogni giorno per quasi un anno dopo la

morte del figlio. Quando la verità venne a galla era in stato confusionale” ha ricordato al Corriere del Veneto

il legale della settantaduenne che è ora ricoverata in una struttura. Oltre alle accuse penali, ora lo Stato

chiede indietro i circa 9mila euro di pensione intascata indebitamente.

Secondo quanto ricostruito dall’inchiesta, il cinquantenne Vittorio Chies è morto per arresto cardiaco

nell’estate del 2018 ma il rinvenimento del cadavere è avvenuto solo nel maggio del 2019 quando la polizia

bussò alla porta di casa, allertata dall’altra figlia che viveva lontano e non riusciva più a mettersi in contatto

lei. Da tempo pare che i condomini del palazzo si fossero lamentati per la puzza che usciva

dall’appartamento ma nessuno sospettava quanto fosse avvenuto. La donna continuava a ripetere che il

figlio stava bene in casa a chi gli chiedeva dell’uomo e fare la solita vita quotidiana. Quando gli agenti

hanno scoperto tutto la situazione della casa però era indescrivibile: oltre al cadavere mummificato

dell’uomo adagiato sul letto, nell’appartamento vi erano rifiuti ovunque accumulati da mesi, se non da anni.