Omicidio a Bitonto, ecco perché Paolo Caprio è stato ucciso a pugni: “Guardava le nostre donne”

“Si è avvicinato per origliare cosa stessimo dicendo e ha guardato in maniera provocatoria le nostre

compagne. Gli ho tirato tre pugni colpendolo al viso, l’ho visto cadere in terra e sbattere la testa sul

marciapiede” ha raccontato l’aggressore che deve rispondere di omicidio volontario aggravato dai futili

motivi e “attraverso l’utilizzo di tecniche di combattimento”.

La vittima Paolo Caprio

Uno sguardo, un semplice sguardo mentre erano al bar della stazione di servizio è stato sufficiente a far

scattare una violenta aggressione mortale con “tecnica da combattimento”, come l’ha descritta il pubblico

ministero di Bari: così è morto Paolo Caprio, il quarantenne pugliese di Bitonto ucciso nella notte tra sabato

e domenica scorsi mentre si trovava in un frequentato bar di una stazione di servizio alle porte della

cittadina. Erano circa le tre della notte di domenica ma il locale, che si trova sulla strada provinciale 231

che collega Modugno e Bitonto, sempre nel Barese, era molto affollato come sempre durante i weekend.

Tra gli avventori ma con due gruppi differenti vi erano la vittima Paolo Caprio, e l’aggressore, il ventenne

Fabio Giampalmo, entrambi bitontini.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, che sono intervenuti sul posto e ora hanno avviato le indagini

per omicidio, il ventenne era lì con la compagna e altri amici, tutti in coppia, quando la vittima è passata di

fianco a loro. Uno sguardo, forse una breve battuta e il ventenne esperto di boxe e arti marziali ha deciso di

affrontare l’uomo. Prima le parole poi in un attimo l’aggressione mortale con rapidi pugni in pieno volto.

Paolo Caprio ha barcollato e si è accasciato a terra sbattendo la testa al suolo. Per l’artigiano inutile il

successivo intervento di un’ambulanza arrivata poco. In quel momento il gruppo col ventenne si era già

allontanato.

Dopo aver appreso di essere ricercato, Giampalmo si è presentato nella mattinata di domenica in caserma

accompagnare dall’avvocato confermando di essere lui l’aggressore ma sostenendo la non volontarietà de

delitto. “Si è avvicinato per origliare cosa stessimo dicendo e ha guardato in maniera provocatoria le

nostre compagne. Io mi sono alzato e gli ho detto testualmente: “Sempre avanti e indietro devi andare?

Qual è il problema?”. Gli ho tirato tre pugni colpendolo al viso, l’ho visto cadere in terra e sbattere la testa

sul marciapiede. Non pensando che sarebbe morto sono andato via” ha raccontato agli inquirenti il

giovane. Ora deve rispondere di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e “attraverso l’utilizzo di

tecniche di combattimento tali da ostacolare la privata difesa”.