Uccise il padre violento per difendere la madre, ascoltati in aula i dialoghi choc delle liti
Uccise il padre violento per difendere la madre da un’aggressione il 30 aprile del 2020. In aula sono stati ascoltati gli audio registrati tra il 2018 e il 2020 che testimoniano la violenza delle aggressioni di Giuseppe Pompa, vittima dell’omicidio. Imputato è il figlio 18enne Alex che la notte del 30 aprile lo ha colpito con 34 coltellate.
In data 30 aprile 2020 Giuseppe Pompa ha raggiunto l’Ipercoop di Collegno dove lavora la moglie Maria Cutaia. All’interno del supermecato ha notato un collega poggiare una mano sulla spalla della donna durante il turno di lavoro. Quando alle 20 Maria torna a casa, Giuseppe Pompa inveisce contro di lei. Nell’appartamento erano presenti anche i due figli Alex, di appena 18 anni, e Loris di 23. I due registrano tutta la sfuriata di gelosia del padre con un cellulare. Quattro registrazioni che riassumono quanto successo dalle 20.35 alle 21.04 del 30 aprile del 2020. Un’ora più tardi l’uomo si è scagliato di nuovo contro la moglie, ma questa volta nulla viene registrato. Alex, il figlio più piccolo, afferra un coltello dalla cucina e uccide il genitore per difendere la madre dall’aggressione.
Secondo quanto detto dal medico legale, sono 34 le ferite da taglio sul corpo di Giuseppe Pompa. Al processo il 18enne è accusato di omicidio. Per dimostrare la legittima difesa sono stati ascoltati decine di audio. Secondo gli avvocati difensori, Claudio Strata e Giancarla Bissattini, il clima che vigeva nell’abitazione era di terrore e oppressione. In un audio, davanti all’idea di finire in carcere paventata da uno dei due figli risponde “Prima o poi uscirò”. Sono novecento le pagine di trascrizioni e 250 file audio registrati tra il 2018 e l’inizio del 2020. Negli audio Giuseppe dice alla moglie frasi agghiaccianti: “Ti spacco la testa” o ancora “Ti uccido, tanto i carabinieri non arrivano in tempo”. A contestualizzare quei momenti è stato Loris, fratello 23enne dell’imputato. “Avevamo paura, lui diceva che ci avrebbe uccisi – racconta in aula -. All’esterno voleva dare l’impressione della famiglia perfetta. Abbiamo iniziato a registrarlo perché se ci avessero trovato morti, dai telefoni avrebbero saputo tutto”.
Secondo quanto raccontato dal 23enne, l’uomo verificava ogni spostamento della moglie.”Mia madre scriveva nella chat di famiglia quando andava in pausa e quando finiva il turno, così lui poteva chiamarla. Lei non poteva fare niente: non le consentiva di guidare e uscire senza di lui. Io e mio fratello cercavamo di proteggerla”.. Il ragazzo ha poi raccontato la sera del delitto. “Gridava “vi ammazzo tutti”. È andato verso la cucina, penso per prendere un coltello, come aveva già fatto. Ricordo Alex che reagisce e poi nulla più”.