Cancro al seno, terapia sperimentale abbatte lo sviluppo dei tumori secondari in laboratorio

Una terapia sperimentale testata in laboratorio è stata in grado di ridurre sensibilmente lo sviluppo di tumori secondari al polmone, innescati da metastasi legate al cancro al seno. La speranza degli scienziati è quella di aver trovato un metodo efficace per bloccare (o magari arrestare del tutto) il risveglio delle cellule tumorali “dormienti” sopravvissute al trattamento originale contro il tumore alla mammella. Uno dei rischi principali del cancro al seno, e in particolar modo del carcinoma mammario positivo al recettore degli estrogeni (ER+), che è il tipo più comune, risiede proprio nella possibilità che si sviluppino tumori secondari in altre parti del corpo, dopo anni o addirittura decenni dalla guarigione. La scoperta di un potenziale trattamento preventivo per scongiurare questo rischio rappresenterebbe una svolta significativa nell’oncologia.

A ridurre la crescita i tumori secondari legati al cancro al seno (su modelli animali) è stato un team di ricerca britannico, composto da scienziati del The Breast Cancer Now Toby Robins Research Centre presso il The Institute of Cancer Research di Londra. I ricercatori, coordinati dai dottori Frances K. Turrell e Clare M. Isacke, hanno innanzitutto dimostrato che una proteina presente nel polmone, chiamata PDGF-C, gioca un ruolo significativo nel guidare questo possibile risveglio delle cellule tumorali disseminate dormienti o DTC. In parole semplici, quando i livelli di questa proteina aumentano – un fenomeno che si verifica con maggiori probabilità a causa dell’invecchiamento e della presenza di danni / fibrosi al tessuto polmonare – le metastasi hanno la tendenza a risvegliarsi e a dar vita ai tumori secondari.

Alla luce di queste premesse, gli autori dello studio hanno deciso di prendere di mira proprio quella proteina per verificare se contrastandola fosse possibile rallentare / arrestare il risveglio delle cellule malate. Ed è proprio ciò che hanno dimostrato. Per colpire PDGF-C hanno utilizzato un medicinale già approvato contro altre patologie, l’imatinib, un antitumorale biologico – un anticorpo monoclonale inibitore dell’enzima tirosin-chinasi – espressamente progettato per il trattamento della leucemia mieloide cronica (LMC) e in seconda istanza della leucemia linfoblastica acuta PH+. I ricercatori lo hanno testato su modelli murini (topi) affetti da carcinoma mammario ER+, sia prima che dopo la comparsa dei tumori secondari, e hanno osservato che la crescita del cancro secondario al polmone è stata “significativamente ridotta”.

“Le cellule tumorali possono sopravvivere in organi distanti per decenni nascondendosi in uno stato dormiente. Abbiamo scoperto come l’invecchiamento del tessuto polmonare può far sì che queste cellule tumorali si ‘risveglino’ e si sviluppino in tumori, e abbiamo scoperto una potenziale strategia per ‘disinnescare’ queste bombe a orologeria”. Ora pianifichiamo di capire meglio come i pazienti potrebbero trarre beneficio dal farmaco esistente imatinib e, a lungo termine, miriamo a creare trattamenti più specifici mirati al meccanismo del ‘risveglio’”, ha dichiarato in un comunicato stampa la dottoressa Frances Turrell della Divisione di ricerca sul cancro al seno presso l’istituto londinese. “Questo è un entusiasmante

passo avanti nella nostra comprensione del cancro al seno avanzato e di come e perché le cellule del

cancro al seno formano tumori secondari nei polmoni. Successivamente, dobbiamo individuare quando si

verificano questi cambiamenti legati all’età e in che modo variano da persona a persona, in modo da poter

creare strategie di trattamento che impediscano ‘risveglio’ delle cellule tumorali”, le ha fatto eco la

professoressa Clare M. Isacke, docente di Biologia Cellulare Molecolare presso l’Institute of Cancer

Research di Londra.

Secondo i dati del Ministero della Salute ogni anno in Italia vengono effettuate circa 55mila nuove diagnosi

di cancro al seno. Nel 2022 c’è stato un incremento dello 0,5 percento dei casi rispetto al 2020. Il tasso di

sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è circa del 90 percento. Il carcinoma mammario rappresenta la prima

causa di morte per tumore nelle donne, con 12/13mila decessi all’anno. I risultati di questa nuova ricerca

rappresentano una speranza per tutte le donne che combattono contro questa neoplasia. I dettagli dello

studio “Age-associated microenvironmental changes highlight the role of PDGF-C in ER+ breast cancer

metastatic relapse” sono stati pubblicati sull’autorevole rivista scientifica Nature Cancer.