Su Netflix è disponibile per tutti gli abbonati Sorella Morte, ultima pellicola horror del regista Paco Plaza e prequel del film Verónica. Plaza torna con una storia che vuole terrorizzare ma non in un modo canonico, rendendo la paura qualcosa di ancora più concreto e orrendo.
Sorella Morte è un film horror diretto da Paco Plaza, co-regista di Rec, e scritto da Jorge Guerricaechevarria. La pellicola è un prequel di Verónica, titolo diretto sempre da Plaza, rilasciato da Netflix nel 2018. Il regista torna sul piccolo schermo con un nuovo horror che, esclusa la scena finale, non trova altri collegamenti con il titolo precedente e che quindi risulta godibile anche per chi non è riuscito a recuperare Verónica.
Se invece avete avuto modo di apprezzare il titolo citato poc’anzi, sicuramente troverete di vostro gusto anche Sorella Morte. Plaza racconta una storia che vuole spaventare lo spettatore ma non nel modo che ci si aspetterebbe. Il film non si colloca in quella categoria ormai satura di horror dallo jumpscare facile, nel quale i tentativi di spaventare lo spettatore diventano banali e prevedibili. In questa pellicola si analizza un orrore diverso, sfruttando l’elemento paranormale per incanalare nelle battute finali il vero terrore.
La vicenda è ambientata al tramonto della guerra civile spagnola. Sorella Narcisa è una suora novizia chiamata ad insegnare alle bambine del convento. La sua fede trova origine nel suo passato quando, da bambina, venne benedetta da una visione spirituale. Da quel momento il suo nome sarebbe stato conosciuto ovunque, divenendo un miracolo vivente. Quando però la ragazza arriva al convento, la sua fede non è più forte come un tempo. Mentre lei vacilla qualcosa inizia ad infestare i suoi sogni e il monastero.
Bianco, Rosso e Narcisa
Paco Plaza confeziona un prodotto che tecnicamente non si fa portatore di innovazione o di qualche firma stilistica particolare, ma che nel suo svolge adeguatamente il compito risultando privo di sbavature e godibile dall’inizio alla fine. La regia non osa più di tanto, concentrandosi molto sui volti dei suoi personaggi cercando di catturare appieno il dolore e la paura che li tormenta. L’atmosfera che viene restituita calza a pennello, strutturando un convento che col tempo viene percepito sempre più tetro e minaccioso.
Onnipresente nella pellicola è il bianco, colore che caratterizza muri, statue e tuniche delle sorelle del convento. A far parte della scala cromatica del film troviamo anche il rosso, che spicca su tuniche e muri rivelando un luogo che in fondo tanto sacro non è. Ciò che nel film porta il colore bianco viene sporcato dal rosso, portando alla luce sofferenza e senso di colpa. Questo tormenta la nostra protagonista, interpretata da Aria Bedmar, mentre continua ad infliggere punizioni al suo corpo a causa della sua fede traballante.
La fede e l’elemento religioso sono molto presenti nell’opera, che risulta colma di simbolismi sacri. Tra antiche reliquie e crocifissi imponenti che sovrastano gli abitanti del convento, l’oppressione della totale sottomissione alla fede diviene sempre più asfissiante. Plaza cerca di dare una visione più umana della figura della suora, analizzando anche come tale scelta di vita spesso risulti sofferta. Le suore che abitano il convento prima erano donne come le altre, con sogni e speranze e che successivamente hanno abbracciato completamente la loro fede, tutte tranne Narcisa.
Con Narcisa, Plaza porta in scena una protagonista molto simile a Veronica. Entrambe molto giovani si ritrovano con la grossa responsabilità di difendere i più piccoli, Veronica con i suoi fratelli e Narcisa con le bambine del convento. Spaventate e in crisi, le due protagoniste si ritrovano a camminare da sole e a lottare contro un male, che per quanto differisca nelle due pellicole, lascia un segno indelebile nello spirito delle giovani.
Il parallelismo tra le due protagoniste crea perciò un legame ancora più forte nelle pellicole di Plaza, ricongiungendosi nel finale di Sorella Morte e rendendo i due racconti un’unica storia iniziata con Narcisa e conclusasi diversi anni dopo con Veronica. Aria Bedmar nello specifico restituisce un’ottima interpretazione. Narcisa è insicura e spaventata, ma mentre si muove quasi come uno spirito per il convento, rispetta la divisa che porta mostrandosi forte, compassionevole e al servizio di chi necessita aiuto.
Plaza con il suo film racconta una storia fatta di dolore, lutto, punizione e senso di colpa. Per farlo decide di allontanarsi da Verónica, film che ci lasciò piacevolmente sorpresi, portando in scena una storia che non vuole spaventare con il sangue o con i vari cliché del paranormale, ma con qualcosa di mostruosamente reale che cambia completamente la pellicola nelle battute finali. Plaza ci invita a guardare, ad usare i nostri occhi.
Ricorrenti durante la narrazione sono proprio gli occhi, raffigurati diverse volte e in modi sempre più impattanti. Il vero terrore non si cela dietro a ciò che non riusciamo a vedere, ma sta lì, sotto al nostro sguardo, alla luce del giorno. Tramite questa storia il regista ci insegna che di fronte al dolore bisogna spalancare gli occhi e guardarlo dritto in faccia, corrergli contro e abbracciarlo, accettando la sua natura per quanto terrificante e crudele possa essere.
Il tutto raggiunge il culmine con un finale che si scatena con violenza e rabbia su coloro che forse, alla fine, erano i veri mostri. Sorella Morte potrà non farvi paura in quanto horror, ma potrebbe farlo in quanto racconto che tra religione, visioni mistiche e tormenti umani, porta in scena un orrore terreno, proprio dell’uomo che se ne fa portatore e dispensatore. Plaza riesce nel suo intento in un film più potente nel suo simbolismo che nella messa in scena vera e propria, con un racconto intrigante quanto basta per spingere lo spettatore a riflettere sulla natura umana.