Tra gli episodi contestati all’uomo il lancio di oggetti, minacce di morte ma anche calci, pugni, bastonate
con la scopa e tirate di capelli, quasi sempre alla presenza del loro figlio minore. La richiesta di
allontanamento del pm, poi approvata dal Gip, è arrivata anche grazie alle conferme del figlio della donna,
Minacce continue, vessazioni di ogni genere e soprattutto botte e violenze che erano diventate ormai
quotidiane e che l’avevano portata anche a perdere un bimbo che aveva in grembo. È la drammatica storia
di maltrattamenti in casa di cui è stata vittima una donna veronese che solo ora, dopo 13 anni dall’inizio di
quel rapporto ha potuto finalmente allontanarsi dal compagno violento per il quale ora il giudice ha firmato
un ordine di allontanamento per maltrattamenti aggravati dall’uso di sostanza stupefacenti. Un
provvedimento possibile grazie alla definitiva denuncia della vittima che anche in passato aveva più volte
tentato di rivolgersi alle forze dell’ordine con querele che, però poi erano state sempre ritirate.
La richiesta del pm, poi approvata dal Gip è arrivata anche grazie alle conferme dei racconti della vittima
arrivate da altri parenti e soprattutto dal figlio, anche lui vittima del padre. Costretto ad assistere alle
violenze per anni il piccolo, ora ragazzo, negli ultimi tempi è intervenuto in prima persona per difendere la
madre, confermando ogni minimo racconto della donna. Proprio l’incoraggiamento del giovane ha spinto la
madre a fare il passo decisivo per allontanarsi definitivamente dal quel compagno violento. Stando al
racconto della donna, all’inizio le violenze erano sporadiche tanto da indurla a tacere, poi nel corso del
tempo si sono intensificate sempre di più fino a diventare, negli ultimi anni, quasi quotidiane.
All’uomo, un veronese 53enne, viene contestato di aver tenuto nei confronti della convivente una condotta
fisicamente, psicologicamente e verbalmente vessatoria. Tra gli episodi lancio di oggetti, minacce di morte
ma anche calci, pugni, bastonate con la scopa e tirate di capelli, quasi sempre alla presenza del loro figlio
minore. L’uomo non potrà nemmeno avvicinarsi alla compagna e al figlio perché, secondo il gip, “sussiste il
pericolo attuale e concreto della reiterazione del reato” anche “in considerazione del fatto che l’indagato
agisce abitualmente in uno stato di alterazione dovuto all’assunzione di sostanze stupefacenti”.