Ogni anno 20mila elefanti africani uccisi per il commercio illegale di avorio, l’allarme del WWF . E’ stata

inaugurata la Giornata Mondiale dell’Elefante, in un anno in cui alcune storie hanno catturato l’attenzione
dell’opinione pubblica come l’evento mediatico e social del branco di elefanti erranti dello Yunnan o il lieto
fine della storia di Kaavan, l’elefante più solo del mondo. Un anno che tuttavia è da considerare in realtà
drammatico per la specie, come raccontano le allarmanti cifre divulgate dal WWF. Oggi sono meno di
450mila gli elefanti che sopravvivono in Africa. Sia l’elefante di foresta (Loxodonta africana) che quello di
savana, Loxodonta cyclotis sono stati inclusi per la prima volta nelle categorie di rischio più elevato nella
lista rossa della Iucn. Mentre l’elefante di savana è ritenuto ‘in pericolo’, quello di foresta è addirittura ‘in
pericolo critico’ di estinzione, il più alto livello di allarme. Le minacce più importanti per i pachidermi sono la
crisi climatica, e il conseguente aumento di ondate di calore e siccità, il bracconaggio, dovuto in larga parte
alla domanda di avorio, la perdita di habitat e i conflitti con la popolazione locale. Il bracconaggio è
aggravato anche dalla sempre più diffusa presenza di gruppi terroristici, che spesso gestiscono il
commercio illegale di parti di animali selvatici, importante fonte di guadagno per queste organizzazioni
criminali. Si stima che il bracconaggio uccida ogni anno circa 20.000 (il 4% della popolazione mondiale)
elefanti africani a causa del commercio illegale di avorio Secondo un recente studio pubblicato su Current
Biology, una delle principali minacce per gli elefanti africani non è la carenza di spazio vitale, ma il fatto che
a causa dell’uomo queste specie occupino meno di un quinto dello spazio idoneo disponibile. In tutto il
continente africano ci sono ancora 18 milioni di km2 di terra idonei ad ospitare popolazioni vitali di elefanti,
dei quali però appena il 17% è effettivamente abitato dai pachidermi. Solo negli ultimi dieci anni, gli elefanti
africani sono diminuiti di oltre il 20%. In quattro paesi dell’Africa centrale, le popolazioni di elefante di
foresta sono diminuite di circa il 66% negli ultimi anni. Triste primato alla Selous Game Reserve (inserita
dall’Unesco tra le aree World Heritage a rischio) con oltre il 90% degli elefanti sterminati negli ultimi 40 anni
a causa dell’aumento del bracconaggio. Qui, la popolazione è passata dai 110.000 agli attuali 15.200
individui. Nell’ultimo anno un triste episodio ha evidenziato come anche i cambiamenti climatici provocati
dalle attività umane, e le conseguenti ripercussioni sugli equilibri degli ecosistemi, possano costituire una
seria minaccia per la sopravvivenza di queste specie. Il delta dell’Okavango è uno dei più grandi delta
interni del mondo, situato tra Namibia e Botswana. Quest’area, ricchissima di biodiversità, ospita anche
circa 130.000 elefanti di savana, che costituiscono la più grande popolazione di elefanti di savana africani.
Nel maggio 2020 sono stati rinvenuti 169 elefanti morti intorno ad alcune aree umide del delta. A metà
giugno, il numero era più che raddoppiato, con il 70% delle morti proprio intorno ai laghi e alle pozze
. Dopo numerosi rilevamenti, gli scienziati credono che le morti possano essere legate ad una quantità
crescente di alghe tossiche, i cianobatteri, comparse nelle pozze d’acqua che gli animali frequentano
quotidianamente per abbeverarsi. Secondo gli esperti, la loro comparsa sarebbe una diretta e drammatica
conseguenza del riscaldamento globale in atto. La popolazione è oggi minacciata anche dalle ricerche
petrolifere relative al giacimento scoperto recentemente tra Namibia e Botswana. I lavori di costruzione
delle strade per le prossime estrazioni e il traffico di mezzi e persone non solo allontanerebbe gli
animali da alcune aree prioritarie per il loro ciclo biologico, ma faciliterebbe anche l’attività di caccia illegale
dei bracconieri, che troverebbero vie di accesso facilitato nelle aree di presenza degli elefanti. Cosa fare
per salvare gli elefanti. La lotta al bracconaggio, l’adozione di leggi più severe ed efficaci (anche in merito al
commercio di avorio) e una migliore gestione e protezione dei territori in cui vivono ancora gli elefanti, con
l’obiettivo prioritario di promuovere una pacifica convivenza tra uomini e pachidermi, sono state azioni
cruciali per la conservazione degli elefanti in diverse aree strategiche in Africa. In alcune riserve, grazie a
un’accurata gestione, la popolazione dei pachidermi è addirittura cresciuta negli ultimi anni. È il caso degli
elefanti delle foreste che vivono nelle aree protette del Gabon e della Repubblica del Congo o degli elefanti
della savana che abitano nell’area di conservazione transfrontaliera del Kavango-Zambezi, estesa sul
territorio di cinque diversi Paesi. Il declino degli elefanti è evidente, ma è possibile invertire il trend, come
dimostrato da alcuni esempi virtuosi. Per sostenere i progetti di conservazione del WWF a tutela della
specie è possibile adottare simbolicamente un elefante.