Il dolore della mamma di Aron, il bimbo di 4 anni morto sotto le macerie della palazzina crollata per cause
che sono ancora in via di accertamento in strada del Bramafame, alla periferia di Torino, appena dimessa
dall’ospedale: “Da sotto le macerie vedevo il mio bambino sul letto. Volevo aiutarlo ma ero bloccata dai
calcinacci. Voglio giustizia”.
“Da sotto le macerie vedevo il mio bambino sul letto. Volevo aiutarlo ma ero bloccata dai calcinacci. Voglio
giustizia”. È distrutta dal dolore Nertila Tila, la mamma del piccolo Aron, il bimbo di 4 anni morto sotto le
macerie della palazzina crollata per cause che sono ancora in via di accertamento in strada
del Bramafame, alla periferia di Torino. Sono queste le poche parole che la donna, 32 anni, è riuscita a
pronunciare al quotidiano La Stampa dopo aver lasciato l’ospedale nel quale era stata trasferita subito dopo
la tragedia. Ieri era stato il papà del bambino Genci Tila, anche lui dimesso nelle scorse ore dall’ospedale, a
chiedere che venga fatta luce su quanto successo: “Erano qui a Torino per iniziare una nuova vita, oggi
avevano un appuntamento per trovare un’altra casa perché lì non funzionava niente. Aveva sentito l’odore di
gas “. La famiglia, di origine albanese, arrivava dalla Campania, da dove si era appena trasferita in cerca di
un futuro migliore. “Gli altri due nostri ragazzi sono vivi perché hanno dormito dai cugini”, ha aggiunto la
coppia che oggi andrà in procura per il conferimento al medico legale Roberto Testi dell’autopsia sul corpo
del figlioletto.
Intanto, gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire la dinamica di quanto successo.
Sono disastro e omicidio colposi le ipotesi di reato scritte nel fascicolo aperto in procura per l’esplosione in
strada del Bramafame che è costata la vita al piccolo Aron. Il bimbo era nel lettone che dormiva tra le mura
dell’alloggio al secondo piano della palazzina del quartiere di Madonna di Campagna quando martedì
mattina quelle mura lo hanno ucciso. È stato sentito un forte boato, poi l’esplosione. La prima a lanciare
l’allarme sarebbe stata proprio la sua mamma. La pista più seguita al momento è quella della fuga di
gas, ma sarà determinante nelle indagini, coordinate dal pm Giorgio Nicola, capire da dove sia partita e
quindi se dall’impianto collegato a una cisterna comune o dalle bombole gpl che alcuni degli inquilini dello
stabile usavano come sistema di alimentazione indipendente. Quello di Robert Panaite, 22enne ancora
ricoverato in gravi condizioni all’opsedale Cto, da cui potrebbe essere partito tutto, era ad esempio dotato di
bombole proprie. È invece sveglio e cosciente da ieri Devis Licata, un altro ferito. L’edificio resta sotto
sequestro mentre continuano le analisi degli investigatori.