Omicidio Willy, la sentenza: ergastolo per i fratelli Bianchi
I fratelli Marco e Gabriele Bianchi sono stati condannati in primo grado all’ergastolo. Per Francesco Belleggia 23 anni di reclusione, 21 per Mario Pincarelli
Ergastolo per i fratelli Gabriele e Marco Bianchi, a processo per l’omicidio del 21enne Willy Monteiro Duarte
a Colleferro. Condannati invece a 23 anni e a 21 anni rispettivamente Francesco Belleggia e Mario
Pincarelli, anche loro accusati di omicidio per i fatti avvenuti la notte tra il 5 e il 6 settembre 2020.
La sentenza, molto attesa, è arrivata nella tarda mattinata di lunedì 4 luglio, emessa dai giudici della Corte
d’Assise di Frosinone, dove nel giugno del 2021 è iniziato il processo per i quattro giovani, tutti tra i 23 e i 27
anni e tutti accusati di omicidio volontario. Per i Bianchi il pubblico ministero aveva chiesto l’ergastolo,
mentre per Francesco Belleggia e Mario Pincarelli erano stati chiesti 24 anni.
La sentenza è stata letta tra le urla e le imprecazioni degli imputati, presenti in aula e portati via dagli agenti
della Polizia Penitenziaria, e tra gli applausi e le lacrime dei familiari e degli amici di Willy.
“È stato un processo mediatico – ha detto Massimiliano Pica, difensore dei fratelli Bianchi – Va contro tutti i
principi logici. Leggeremo le motivazioni e poi faremo appello. Siamo senza parole”. Soddisfatto il pm
Francesco Tagliatela, che all’Adnkronos ha detto che la sentenza “è quello che speravamo in relazione al
lavoro svolto, ma sappiamo che il giudizio poi si presta a delle variabili e il fatto aveva un contesto e delle
sfumature che potevano dare adito a una diversa valutazione.Tuttavia le prove che avevamo prodotto
erano, a nostro avviso, assolutamente sufficienti e più che fondate per chiedere quello che abbiamo chiesto”.
Io sono Willy
L’omicidio di Willy Monteiro Duarte
Willy Monteiro Duarte, giovane cuoco di origini capoverdiane residente a Paliano, è morto la notte tra il 5 e il 6 settembre del 2020 nel centro di Colleferro. A ucciderlo una serie di colpi brutali sferrati da un gruppetti di ragazzi di Artena (identificati poi nei Bianchi, in Belleggia e in Pincarelli dai testimoni), calci e pugni che gli hanno causato, oltre che numerosissime fratture e lesioni, anche un’emorragia cardiaca: una violenza scatenata dalla decisione di Willy di intervenire in difesa di un amico durante un litigio, un tentativo di riportare tutti alla calma che gli è costato la vita.
Per i pm il pestaggio è stato iniziato dai fratelli Bianchi, cui si sono poi uniti Belleggia e Pincarelli: “Quello che è successo a Willy poteva capitare a chiunque altro si fosse trovato di fronte” ai quattro, hanno sottolineato in aula durante una delle ultime requisitorie. Ad aggravare la situazione dei Bianchi la loro conoscenza e passione per le arti marziali miste, un’esperienza che per i pm ha reso i loro colpi ancora più letali: “Hanno dato sfogo al loro impulso violento, approcciandosi alla folla con il solo intento di ledere e non recedendo dal proprio proposito criminoso” nonostante i tentativi dei presenti di fermarli, hanno chiarito in aula.
Il processo e le accuse reciproche
In passato l’aula di tribunale è stata teatro di numerosi scontri, con gli imputati che si sono lanciati addosso responsabilità e accuse: Gabriele Bianchi, ritenuto il responsabile del calcio frontale che ha colpito Willy gettandolo a terra, nella sua deposizione aveva puntato il dito contro Belleggia, sostenendo che “gli ha dato un calcio al collo mentre Willy era a terra, senza pietà. Da infame. Gabriele e Marco Bianchi una cosa del genere non l’avrebbero mai fatta. Lo so per certo che non aveva intenzione di uccidere Willy, ma lui deve dire la verità. Io per dormire devo prendere tranquillanti e ringrazio gli psicologici del carcere”.
Marco Bianchi, in una lettera indirizzata alla madre di Willy inviata all’Adnkronos pochi giorni fa, ha poi ribadito che “a Willy ho dato solo una spinta e un calcio per allontanarlo dal mio amico Omar (Shabani, sentito in aula come testimone, ndr), ma l’ho colpito al fianco, vero è che non ha nemmeno fatto in tempo a cadere che si è subito rialzato”. E del fratello Gabriele ha sostenuto che “è in carcere senza aver toccato Willy con un dito. A noi la Mma ha insegnato ad essere uomini”.
Il processo era iniziato con la decisione della Corte d’Assise di rigettare la richiesta di rito abbreviato per gli imputati (che avrebbe concesso una riduzione della pena di un terzo) e l’ammissione come parti civili della famiglia Duarte e dei Comuni di Colleferro, Paliano e Artena, il paese dei fratelli Bianchi.
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“Ergastolo ai fratelli Biianchi, 21 anni a Pincarelli e 23 a Belleggia – è stato il commento del sindaco di Paliano, Domenico Alfieri – La sentenza non ci riporta il nostro amato Willy ma almeno giustizia è stata fatta. Speriamo che gli altri gradi di giudizio confermino le pene. #giustiziaperwilly”.