Omicidio Bolzano, la confessione di Benno: pentimento o strategia?Non hanno dubbi zio e sorella

Torna l’appuntamento con la rubrica settimanale “La Strada delle Vittime”,
nella quale si affronta l’analisi della casistica criminale con approccio vittimologico.
Benno avrebbe confessato il duplice omicidio dopo il ritrovamento del
corpo della madre, Laura Perselli, scomparsa insieme al marito Peter
Neumair dalla loro casa di Bolzano il 4 gennaio, il cui corpo è stato
ripescato dal fiume Adige il 6 febbraio scorso.
I verbali dei due interrogatori contenenti le confessioni di Benno sono
stati desegretati dalla Procura di Bolzano solo due giorni fa.
Secondo lo zio, quella di Benno è una personalità manipolatoria:
il nipote secondo lui avrebbe confessato gli omicidi dei genitori
non per pentimento reale ma per convenienza, di concerto con
i suoi legali: “Non c’è pentimento: aveva l’acqua alla gola, fa comodo
confessare. La sua è una strategia. Deve dire dove è il corpo di Peter”.
Dello stesso parere dello zio sembra essere anche la sorella di Benno,
Madè Neumair, che, in una lettera inviata dal suo avvocato alla stampa,
scrive : “ Non credo ad un sentimento di pentimento da parte di Benno
e ci vuole ben poco a capire che la sua confessione, resa immediatamente
dopo il ritrovamento del corpo senza vita di una delle sue due vittime,
che presentava ovvi segni di violenza, fosse a quel punto un passo
dovuto al quadro indiziario a suo carico (…)”.
Madé Neumair rivela nella stessa lettera : “ l’indicibile fatto che Benno
Neumair abbia ucciso a sangue freddo la mia mamma e il mio papà la sera del 4 gennaio, per me è stato violentemente e dolorosamente evidente fin dal primo pomeriggio del 6 gennaio, come sanno gli inquirenti e le persone a me più care.”
Conclude la sua lettera con parole toccanti Madè :” Il 4 gennaio ho provato sulla mia pelle che il bene non sempre vince il male, che l’amore di una mamma e di un papà a volte può non bastare, che le parole giuste spesso non ci sono, che nessuna possibile condanna potrà mai compensare quello che in poche ore mi è stato tolto a nani nude (….)”
Secono la confessione del giovane, i genitori sarebbero stati uccisi in due momenti differenti. Benno avrebbe prima ucciso il padre dopo una colluttazione causata da un diverbio per motivi economici: “ la solita lite per soldi, poi ho strangolato papà . Io volevo finirla lì ma lui continuava e allora ho preso una corda e gliel’ho stretta al collo. L’ho fatto per farlo stare zitto” . L’ avrebbe strangolato con una corda da arrampicata, la stessa corda con la quale ha poi aggredito la madre al suo rientro, cogliendola alle spalle di sorpresa, senza darle nemmeno il tempo di togliersi il cappotto.
Anche raccontando dell’uccisione della madre, Benno non avrebbe manifestato alcuna emozione , e con freddezza avrebbe dichiarato : “Mia madre è arrivata che era appena successo, non le ho nemmeno dato il tempo di togliersi il cappotto e quando è entrata ho strangolato anche lei”.
Avrebbe poi gettato entrambe i corpi nell’Adige.
I depistaggi messi in atto dal ragazzo, la lucidità nel crearsi un alibi farebbero pensare ad un soggetto che, al momento della commissione del fatto era capace di intendere e di volere. Lui stesso nel corso dell’interrogatorio confessa : “Dopo aver buttato via i corpi avevo già pulito casa ma volevo pulire meglio, volevo essere sicuro” . Per questo avrebbe acquistato dell’acqua ossigenata per essere certo di aver cancellato ogni eventuale traccia trascurabile e non visibile .
Questo aspetto verrà approfondito in sede di incidente probatorio: Benno sarà sottoposto a perizia psichiatrica. Non è difficile comprendere che la difesa giocherà la carta del vizio di mente.
L’ipotesi accusatoria, non dimentichiamo, descrive Benno come un soggetto lucido ed organizzato.
Certamente parliamo di un ragazzo con tratti narcisistici di personalità, borderline, ma ciò non significa che la sua capacità di intendere e di volere al momento della commissione del reato fosse necessariamente compromessa.
Questo è un equivoco in cui spesso si cade: i disturbi della personalità non necessariamente coincidono con l’ incapacità di intendere e di volere, e quindi con la non imputabilità.