Omicidio Alessio Madeddu, l’assassino dello chef incastrato dall’auto: Ha disseminato sangue ovunque
La macchina dell’assassino dello chef Alessio Madeddu aveva danni compatibili con la scena del crimine,
ce l’ha spiegato il Tenente colonnello Michele Mario Tamponi Comandante del Reparto Operativo dei
carabinieri di Cagliari. “La scena del crimine era molto complessa, c’era sangue dappertutto e quindi
ci fossero state molte più persone invece era l’assassino che scappava e seminava sangue ovunque” ha
spiegato l’ufficiale.
Incastrato dalla sua auto con la quale era arrivato sul luogo del delitto e con la quale ha disseminato
sangue ovunque per scappare dopo l’omicidio di Alessio Madeddu. Così è stato incastrato dai carabinieri il
43enne Angelo Brancasi, reo confesso dell’omicidio dello chef di “4 ristoranti”, trovato morto ieri davanti al
suo locale, Sabor’e Mari, in località Porto Budello a Teulada, sulla costa sud occidentale della Sardegna. Lo
ha spiegato il Tenente colonnello Michele Mario Tamponi Comandante del Reparto Operativo dei carabinieri
di Cagliari che ha condotto le indagini sulla morte dello chef. Un omicidio di impeto, secondo gli inquirenti,
anche se efferato, con un chiaro movente passionale.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il panettiere di Sant’Anna Arresi era arrivato al locale con
annessa casa di Alessio Madeddu per avere spiegazioni su un rapporto extraconiugale che la vittima
intratteneva con la moglie dell’omicida. Le cose però sarebbero degenerate fino all’aggressione e
all’omicidio. Nessuna spedizione punitiva, dunque, come pure inizialmente gli stessi inquirenti
sospettavano a causa di una scena del crimine orribile con sangue sparso ovunque, dalla casa fino
all’esterno e sulla stradina che conduce alla zona. “La scena del crimine era molto complessa, c’era sangue
dappertutto e quindi sembrava ci fossero state molte più persone invece era l’assassino che scappava e
seminava sangue ovunque” ha spiegato il colonnello Tamponi.
Vista la scena del crimine sono stati allertati anche i Ris ma poi gli accertamenti investigativi hanno portato
a rivalutare la situazione fino all’arresto del 43enne. “Avevamo dei sospetti su questa persona perché dalle
indagini è saltata fuori una relazione tra la vittima e la moglie dell’omicida e che quindi ci potesse essere un
marito arrabbiato, così abbiamo fatto degli accertamenti e abbiamo trovato la macchina dell’uomo con
danni compatibili con la scena del crimine” ha rivelato ancora il Tenente colonnello Tamponi,
aggiungendo: “Lo abbiamo stretto e interrogato e alla fine ha confessato e ci ha raccontato tutto per filo e
per segno con dovizia di particolari”. Per gli inquirenti inizialmente l’omicida era arrivato lì per chiedere alla
vittima di lasciare stare la moglie ma poi la situazione è degenerata e si è arrivati a quel “momento di rabbia
irrefrenabile” che ha portato all’omicidio con un fendente al petto.