Nina e la maturità negata, sul caso interviene il ministero: “Costringerla a cambiare scuola è grave”

Ci sono scuole superiori di Bologna, pubbliche e paritarie, che si sono rese disponibili a incontrare Nina Rosa Sorrentino, la ragazza con la sindrome di Down che non potrà sostenere l’esame di Maturità. Le scuole si sono offerte di provare a trovare una soluzione per la 19enne che almeno per quest’anno non potrà sostenere l’esame. Lo scorso 14 marzo, la 19enne si è ritirata dalla scuola, tre mesi prima della fine della quinta. La decisione è arrivata dopo il verdetto definitivo del consiglio di classe del liceo Sabin che non ha voluto ammetterla all’esame di maturità.

Secondo la scuola, la studentessa stava seguendo un programma differenziato per alunni certificati. Il diverso percorso scolastico permette alla fine del quinquennio di ottenere solo un attestato di competenze. Dalla fine del terzo anno di liceo, invece, i genitori della ragazza avevano iniziato a chiedere agli insegnanti di accompagnare la figlia nel passaggio dal programma differenziato a quello con obiettivi minimi che invece le avrebbe permesso di accedere all’esame di Stato.

Sulla vicenda è intervenuta la sottosegretaria all’Istruzione e al Merito Paola Frassinetti. “Non è certo l’esempio dell’inclusione alla quale aspiriamo – ha affermato Frassinetti -. Portare una studentessa con disabilità a cambiare scuola è un episodio grave. La scuola deve utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per permettere ai ragazzi diversamente abili di poter completare i loro percorsi scolastici, di poter crescere e formarsi”.

La ministra alle Disabilità, Alessandra Locatelli, ha sottolineato inoltre che il caso non è chiuso. “Credo ci sia ancora una strada da intraprendere: siamo a marzo, l’esame è a giugno, magari c’è qualche possibilità per la ragazza. Cercherò di accertarmene tramite il ministero e la scuola”. Sulla vicenda si è espresso anche il sindaco Matteo Lepore e l’assessore alla Scuola Daniele Ara. I due sono in contatto con l’istituto superiore e con la famiglia della ragazza. Il primo cittadino ha anche telefonato per sentire personalmente il punto di vista dei genitori.

Nel frattempo, l’Ufficio scolastico provinciale ha chiesto una relazione sul caso ai docenti per capire se la situazione di Nina sia stata trattata in modo adeguato.