Le ossa ritrovate a Sassuolo sono di Paola Landini, la conferma dal test del Dna

Le ossa ritrovate a Sassuolo sono di Paola Landini, la conferma dal test del Dna


Appartengono a Paola Landini le ossa ritrovate vicino Sassuolo lo scorso maggio. A confermarlo il test del

Dna effettuato sui resti rinvenuti dai vigili del fuoco poco distante dal poligono di tiro dove lavorava la

donna di 44 anni scomparsa il 15 maggio del 2012. Accanto alle ossa anche due pistole sottratte dalla

donna proprio dal poligono.


Anche il Dna ha confermato quanto sospettavano gli inquirenti: le ossa ritrovate lo scorso maggio in un

calanco a Sassuolo appartengono a Paola Landini, la donna di 44 anni scomparsa il 15 maggio del 2012

proprio dalla cittadina emiliana. Accanto ai resti della donna sono state rinvenute anche le due pistole, con

le quali Paola si era allontanata la mattina in cui ha fatto perdere le sue tracce e che aveva sottratto dal

poligono di tiro che gestiva con l’allora compagno Paolo Brogli proprio fuori Sassuolo. È stato il figlio, che in

tutti questi anni si è mai arreso, a sottoporsi a un prelievo del Dna per confermare l’ipotesi avanzata dagli

inquirenti, che quelle ossa ritrovate mentre si cercava un altro scomparso, il 21enne Alessandro Venturelli,

sparito nel nulla nel dicembre 2020, appartenessero proprio a Paola Landini.

La scomparsa il 15 maggio 2012

Tredici in tutto le ossa ritrovate, tra le quali anche frammenti del cranio, che i vigili del fuoco hanno trovato

insieme alle due pistole (una Star 6,35 e un’altra 9×17 calibro 9), un paio di scarpe e una tuta con il logo del

poligono. Poco distante sono state ritrovate anche le chiavi dell’auto della 44enne. Il giorno della sua

scomparsa Paola uscì di casa con la sua Fiat Punto intorno alle 10.30, così come testimoniato anche da

due vicine, e da quel momento fece perdere le sue tracce. La vettura fu avvista dal custode del poligono

nello spiazzale antistante gli uffici amministrativi che lei frequentava per lavoro visto che, oltre a esserne

socia, gestiva anche i contatti con i fornitori del poligono. L’anziano dipendente disse di aver notato l’auto

poco prima di mezzogiorno, all’interno furono trovati tutti gli effetti personali della 44enne: la borsa, il

cellulare e alcuni documenti.

Il mistero delle due pistole che Paola non usava


Al tempo il compagno però sottolineò un particolare, quello delle due pistole che la donna aveva portato

con sé ma che non usava per sparare al poligono visto che non sapeva come usarle, almeno secondo

quanto raccontato dallo stesso compagno. Resta però il giallo della morte non ancora chiarito: un gesto

estremo dettato da un malessere sempre celato dalla donna, o anche un malore che l’avrebbe colta

improvvisamente, infine mai esclusa dagli inquirenti anche la pista dell’omicidio. A nove anni anni dalla sua

scomparsa e ora dalla certezza della sua morte, non c’è ancora una soluzione al mistero che aleggia

intorno a Paola Landini.