Hai notato problemi di memoria e concentrazione? La colpa potrebbe essere del “virus della stupidità”

Ti è mai capitato di notare un cambiamento nelle tue capacità intellettuali? Il tempo che passa e lo stile di

vita possono influire sulle nostre funzioni cognitive e compromettere aspetti come la memoria e la

capacitò di concentrazione. Di solito, davanti a questi piccoli deficit, si punta il dito contro l’età che avanza

o l’eccessivo stress dovuto ai ritmi di vita troppo frenetici, alla mancanza di sonno o a un’alimentazione

povera di fosforo.

In realtà, secondo una ricerca americana, in alcuni casi – circa la metà – potrebbe essere tutta colpa di un

virus.

immagine: Pixabay-Not the actual photo

La ricerca ha coinvolto gli studiosi dell’Università del Nebraska e della Johns Hopkins Uiversity di Baltimora

e ha individuato un virus in grado di compromettere i geni cerebrali in modo sensibile.

Il test ha coinvolto 92 volontari, sottoposti a dei tamponi faringei: 40 di essi mostravano la presenza

del clorovirus ATCV-1. Gli individui risultati positivi, evidenziavano un calo delle funzioni cerebrali rispetto

agli altri, con risultati peggiori nei test di intelligenza che erano stati calibrati in base al livello di istruzione e

all’età dei partecipanti.

Secondo questi dati, la metà degli esseri umani potrebbero essere portatori inconsapevoli del “virus della

stupidità”.

I ricercatori hanno trovato conferma della correlazione tra il virus e la riduzione delle capacità mentali

iniettando il virus in topi da laboratorio, che hanno riportato un effettivo calo della memoria, della capacità

di riconoscimento e della consapevolezza spaziale.

Gli esami hanno mostrato come il virus avesse valicato la barriera tra sangue e tessuto, raggiungendo

alcuni geni cerebrali, tra cui quelli che si occupano della produzione di dopamina.

Ma da dove proviene il virus? Prima di questa ricerca, l’ATCV-1 era già conosciuto per la sua presenza nelle

alghe verdi tipiche dei laghi d’acqua dolce.

immagine: Pixabay-Not the actual photo

Il primo a individuarlo era stato James Van Etten, biologo dell’Università del Nebraska che per primo ha

identificato il virus nelle alghe.

Il team di ricerca non ha stabilito in modo chiaro come il virus raggiunga la gola degli esseri umani: dal

momento che a infettarsi non sono soltanto gli appassionati di nuoto, si potrebbe escludere che la causa

sia il contatto diretto con le alghe.

L’ipotesi alternativa è che le persone abbiano sviluppato il clorovirus da tempo, senza che però venisse mai

individuato nell’organismo umano.

Il professor Robert Yolken della John Hopkins, autore dello studio, ha dichiarato che sono milioni i virus

inesplorati che albergano il nostro corpo: “Stiamo davvero iniziando a scoprire cosa potrebbero

effettivamente fare alcuni di questi agenti che portiamo in giro. Penso che sia l’inizio di un altro modo di

considerare gli agenti infettivi, non quelli che entrano, fanno molti danni e poi se ne vanno, come l’Ebola o

l’influenza. Questi sono agenti che ci portiamo dietro per molto tempo e che possono avere effetti sottili sulla

nostra cognizione e comportamento.”

Dal momento che non sono chiare le cause del contagio, se si decide di fare un bagno nel lago meglio

tenersi a distanza dalle alghe verdi.