Pavia, quattordicenne vittima di bullismo, picchiato e preso a sassate dal branco di coetanei: in ospedale con trauma cranico

Il giovane è ricoverato in ospedale. I medici gli hanno dato 30 giorni di prognosi

Gli episodi di bullismo andavano avanti da molto tempo per culminare in una gravissima aggressione. Un branco di adolescenti ha picchiato e preso a sassate un ragazzino di 14 anni, provocandogli ferite, lesioni e un trauma cranico. La violenza nel centro di Pavia. Il giovane è ricoverato in ospedale. I medici gli hanno dato 30 giorni di prognosi. I giovani, secondo le prima ricostruzioni, avrebbero tra i 15 e i 16 anni.

Bullizzato da tempo

Il padre della vittima, un cinquantacinquenne egiziano che vive in città da molto tempo, ha detto che suo figlio era maltrattato già da diverso tempo e che quel gruppo lo aveva preso di mira. Le forze dell’ordine stanno indagando per identificare i responsabili anche attraverso le immagini delle numerose telecamere di videosorveglianza posizionate nella zona.

Perché si diventa bulli? Perché si diventa vittime?

Ma cosa induce un soggetto a comportarsi da bullo? E di contro, cosa determina che un soggetto sia vittima di episodi di bullismo?

Una serie di studi ha messo in luce che un buon concetto di sé aiuta bambini e ragazzi a ottenere dei successi, sia a livello relazionale che di rendimento scolastico (Marsh e all., cit. in Camodeca, 2008).

Per concetto di sé si intende la teoria che ognuno sviluppa riguardo a se stesso; si riferisce alla percezione e alla cognizione delle proprie caratteristiche, alle credenze riguardo se stessi, le capacità, le impressioni, le opinioni che ogni individuo pensa di avere  e che lo contraddistinguono dagli altri (Damon e Hart, 1982).

Il Concetto di sé è stato sovente affiancato al costrutto di Autostima, ma si tratta di due concetti ben diversi: il concetto di sé si focalizza sugli aspetti cognitivi del sé, su come ci si vede e ci si descrive nei vari ambiti della vita; l’autostima riguarda gli aspetti valutativi del sé, il valore che attribuiamo a noi stessi.

Tornando alla possibile relazione esistente tra condotte di bullismo e immagine di sé, una ricerca condotta nel 1998 ha messo in luce che un basso concetto di sé conduce alla vittimizzazione e che l’effetto di eventuali fattori di rischio è maggiore nei soggetti che hanno un basso concetto di sé e che si sentono inadeguati.

Ulteriori ricerche hanno indagato il concetto di sé in quei bambini e ragazzi che utilizzano condotte aggressive. E pare che questi mostrino un elevato concetto di sé, ma in realtà ciò non denota una buona immagine di sé, piuttosto un senso di narcisismo e un tentativo di sembrare ciò che non  si è. Nel caso dei bulli, per esempio, sembrerebbe che il comportamento prepotente da essi attuato sia efficace a fargli guadagnare potere, ammirazione e attenzione e, in questo modo, migliorare poi l’immagine di sé (Marsh e all, 2001).