Marisa Laurito, 70 anni e una vita scapricciata
Attrice si racconta in autobiografia, tra aneddoti e riflessioni
La vita “che amo profondamente, voglio che per me sia una crescita continua.
Fino all’ultimo respiro imparerò, bevendo ogni sorso di vita, rischiando, tentando
imprese che forse non riusciranno mai, curiosando e scoprendo sempre nuove terre da esplorare”.
Parola di Marisa Laurito, classe 1951, 70 anni il 19 aprile, che ripercorre la sua storia
attraverso flash di ricordi, ritratti, scelte, persone importanti, esperienze, amori, delusioni
e rinascite, nella sua autobiografia, Una vita scapricciata (Rizzoli). Il libro, scandito da un
coinvolgente mix di leggerezza e profondità, si apre sulle numerose vite che l’attrice,
conduttrice e negli ultimi anni anche artista (esprime la sua creatività attraverso quadri,
vasi e la fotografia) sa di aver vissuto dopo essersi sottoposta a sedute di ipnosi regressiva:
da quella di una donna francese del ‘700 che ha abbandonato agi e famiglia per il vero amore,
a quella da pemangku, sacerdote di un tempo induista a Bali, che Marisa Laurito considera
la sua seconda terra, dopo l’amatissima Napoli.
L’attuale vita, quella che definisce ‘scapricciata’, l’ha sempre attraversata con coraggio,
spesso da ribelle, da persona generosa e aperta agli altri, in un viatico puntellato da
amici diventati ‘famiglia’: da Marina Confalone (con cui ha condiviso da ventenne varie
spericolate avventure) a Luciano De Crescenzo, da Nori Corbucci a Renzo Arbore, da
Elvio Porta a Mariangela Melato. D’altronde, come le ricordava sua madre, quando è nata, il 19 aprile 1951 a mezzanotte, a Napoli, nella casa a fianco un vicino appassionato d’opera stava cantando l’aria della Turandot, intonando ‘Vinceròò’. “Raccontando la mia storia mi piacerebbe spingere qualcuno a provare la mia stessa gioia per questo viaggio che si chiama vita – spiega -. Essere felici di quello che si ha, ma senza la paura di osare, e, a questo punto della mia esistenza, posso dire di aver vissuto senza risparmiarmi. Mai”.
D’altronde, le idee chiare sulla sua vocazione d’attrice le ha avute chiare fin da bambina,
scoprendo la gioia di travestirsi con gli abiti e i trucchi della mamma (persa troppo presto)
che l’ha sempre compresa. Adolescente ribelle, negli anni del ’68, molto lontana dal ruolo
classico di moglie e madre nel quale l’avrebbe voluta vedere il padre (che la Laurito però ringrazia, per averle insegnato la disciplina necessaria per riuscire, ndr), a 20 anni fa il primo fondamentale incontro nella sua carriera, quello con Eduardo De Filippo, che la prende subito in compagnia e l’aiuta a cambiare le battute per non mettere troppo alla prova la sua ‘r’ moscia. Un maestro d’arte del quale Marisa Laurito contesta la fama di ‘cattivo’: “Era molto severo e aveva fatto del lavoro la sua ragione di vita – spiega -. Tutto gli era costato sacrificio e solitudine”. All’insegna del coraggio anche il suo approdo a Roma, in un quotidiano, agli inizi, costantemente senza soldi e in case (la prima condivisa proprio con Marina Confalone) dove spesso veniva tagliata la luce. Un periodo nel quale ha fatto anche altri lavori (dall’impastatrice di intonaco in un cantiere edile alla cuoca di torte); si è opposta a produttori e direttori di casting pronti ad allungare le mani, e si è lanciata anche in provini ‘spericolati’ come quello per Fellini, buttandosi, per farsi notare, davanti alla sua auto. In un percorso artistico, passato anche per il teatro sperimentale e la sceneggiata, oltre che per il cinema, l’enorme successo popolare arriva con Quelli della notte nel 1985: “La caratteristica di questo gruppo era non prendersi mai sul serio: non sempre il successo dà alla testa, qualche volta grazie a Dio dà solo al portafogli”.
Regalare leggerezza “alla nostra esistenza per me è una necessità – dice – come quella di guardare sempre al futuro senza mai dimenticare da dove vengo, il mio passato, la storia e la tradizione, che sono il punto di partenza” .
www.elasticmedianews.it editor Nunzio Bellino