Grazie al ruolo del commissario Vincenzo Leoni è stato uno dei volti più popolari di Vivere, la storica soap di su Canale 5. Parliamo dell’attore, regista teatrale e doppiatore Edoardo Siravo, che tra ricordi e progetti futuri si è raccontato in questa nuova intervista.
Salve Edoardo, lei è regista teatrale, attore e doppiatore di grande esperienza e talento. Proprio per questo, a luglio 2020 le è stato consegnato un importante premio alla carriera. Ce ne vuole parlare?
“Assolutamente sì, a Pescara mi è stato consegnato il premio Flaiano, davvero prestigioso, alla mia carriera. Sono stato ovviamente felice di questa onorificenza, che considero reale rispetto a tanti altri riconoscimenti”.
Come ha vissuto la pandemia? Sicuramente non è stato un bel periodo per il mondo dell’arte.
“Il periodo è stato sicuramente triste, per me e per molti altri colleghi. Tutto sommato, mi ritengo fortunato perché, nonostante tutto, ho lavorato, potendo portare in scena in estate due spettacoli, ossia l’Avaro di Plauto, con la collaborazione del Teatro Stabile di Palermo, e il Prometeo, che ha visto anche il coinvolgimento di mia figlia Silvia”.
Inoltre, è stato tra i protagonisti della pubblicità di Unicredit, con la regia di Ferzan Özpetek. Le era già capitato di lavorare con lui?
“No, non avevo mai lavorato insieme a Ferzan Özpetek. Ho trovato un grande professionista, con cui spero di poter tornare a collaborare in futuro. Lo spot ha avuto tanto successo, anche perché era davvero ben strutturato e congegnato. Sono dunque contento di averne fatto parte”.
Attualmente, ci sono dei progetti a cui si sta dedicando?
“Sto continuando a fare tanto doppiaggio, aspetto che include anche le registrazioni di alcuni audiolibri, che in questo periodo vanno per la maggiore. La speranza è quella di tornare presto in scena, ragione per cui sto anche cominciando a preparare i prossimi spettacoli teatrali. Vediamo che cosa succede nelle settimane a venire”.
Il pubblico televisivo la ricorda per essere stato il commissario Vincenzo Leoni nella soap opera Vivere, andata in onda per circa 10 anni su Canale 5. Che ricordi ha legati a quella esperienza?
“Sono dei ricordi senz’altro positivi. Come saprà, in questo momento, Canale 5 sta trasmettendo le repliche alle 6 del mattino. Mi alzo ogni giorno per rivedermi e approfitto di ciò per sentire tutti i miei ex colleghi della soap. Ho infatti aperto una chat, dove li informo giornalmente su quello che sta accadendo nella produzione. Sicuramente Vivere ha rappresentato una tappa importante per me. Ha raccolto un grande successo, che ha toccato punte di 5 milioni di telespettatori alle due del pomeriggio, prima che venisse spostata alle 12 per esigenze di palinsesto. Ha sicuramente fatto da apripista a prodotti simili, che poi hanno avuto altrettanto successo: da CentoVetrine a Il Paradiso delle Signore.
E’ stato il volto di oltre 200 spettacoli teatrali, spaziando anche tra la direzione degli stessi, il doppiaggio e la televisione. La domanda sorge dunque spontanea. Quando è nato in lei l’amore per la recitazione?
“Penso che quello per la recitazione sia un amore che si trasmette, grazie ai grandi maestri. Mi piace pensare a loro come degli artigiani, che passano con i loro insegnamenti il testimone agli allievi. Ho studiato all’Accademia Silvio D’Amico, ma credo di essermi approcciato al mestiere dell’attore fin da bambino, inizialmente per sconfiggere la timidezza”.
Oltre ad essere il Presidente della Nazionale Attori, fondata da Pier Paolo Pasolini, è entrato a far parte, con la stessa carica, della Fondazione Nicolò Piccolomini. In che cosa consiste?
“Quello con la Fondazione Piccolomini è un impegno che mi assorbe tanto tempo. Ad ogni modo, la Piccolomini è nata in omaggio al principe omonimo, che recitava, e si occupa di tutti quegli attori indigenti, che come immaginerà sono aumentati in questo periodo. Insieme al Nuovo IMAIE, di cui sono uno dei fondatori, è uno dei riferimenti per la classe attoriale, che ha bisogno della giusta tutela, sopratuttto in quest’anno segnato dalla pandemia”.
Prima di salutarci, le pongo un ultimo quesito. Pensa che il mestiere del doppiatore sia differente da quello dell’attore?
“Direi di no. Consiglio sempre a chi vuole fare il doppiatore di fare prima un po’ di scuole di teatro, perché bisogna principalmente essere attori. Prima si diventa attori, poi doppiatori, almeno dal mio punto di vista”.
www.elasticmedianews.it editor Nunzio Bellino