Campi Flegrei, il super vulcano più grande d’Europa sotto i riflettori

Campi Flegrei (foto Ingv)

È definito un super vulcano, il più grande d’Europa e anche il più pericoloso. Parliamo dell’area dei Campi Flegrei, nel napoletano, che in queste settimane è sotto osservazione per le continue scosse sismiche. Proprio una settimana fa se n’è registrata una abbastanza forte, superiore ai 4 gradi Richter. Oggi, mercoledì, i sindaci dei comuni toccati sono a Roma, in Parlamento, per chiedere dettagli su un piano di evacuazione che è fermo al 2019. Ma cosa sono esattamente i campi Flegrei, quali sono i rischi?

“I Campi Flegrei iniziano a partire da Napoli, precisamente a ovest della collina di Posillipo. Una grande area vulcanica che in realtà si chiama tecnicamente caldera”, spiega Giuseppe De Natale, vulcanologo e rinomato ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano. Da decenni studia i Campi Ardenti, il nome che gli diedero gli antichi.

“Un campo vulcanico è una zona in cui si possono avere eruzioni un po’ dappertutto. Tutte quelle colline che si vedono nei Campi Flegrei in realtà sono dei crateri vulcanici formati dalle eruzioni passate. Queste caldere oltre alle normali eruzioni vulcaniche hanno anche un altro tipo di attività molto particolare che noi ai Campi Flegrei abbiamo chiamato bradisismo, cioè sisma lento, lento terremoto. Il terreno praticamente si alza e si abbassa. Concretamente la pressione in aumento nelle rocce del sottosuolo, da un lato produce questo sollevamento perché il suolo si rigonfia in modo da accomodare questa pressione, e dall’altro però questa pressione spacca le rocce e genera i terremoti. Questo che vuol dire? Vuol dire che se questa pressione aumenta chiaramente aumentano anche i terremoti”.

Relativamente alla sicurezza degli abitanti, “il problema adesso è duplice”, prosegue il vulcanologo. “Negli ultimi mesi la sismicità è aumentata, ci sono moltissimi terremoti di magnitudo non troppo elevata. Però questi non sono terremoti come quelli tettonici, che si verificano a 10-15 chilometri di profondità, ma avvengono a solo un paio di chilometri. Sono quindi molto vicini alla superficie, molto vicini agli edifici e quindi fanno grossi danni. E poi c’è il problema di capire se questa evoluzione dei fenomeni può portare a un’eruzione”.

Le istituzioni in questo momento stanno parlando di piani di evacuazione. Il problema è che non è possibile prevedere un’eruzione con certezza e il rischio è di spostare le persone senza poi che avvenga nulla, come accaduto già due volte in passato. “La vera emergenza ora è il problema della sismicità, perché mentre l’eruzione ci potrebbe essere, i terremoti ci sono”. Giuseppe De Natale, che ha anche predetto le scosse più forti degli scorsi giorni e avvisato le istituzioni, vede una sola possibile soluzione: “Difendersi dal rischio sismico. L’unico modo per farlo, secondo me, ed è quello che ho suggerito alla Prefettura, è di evacuare un’area attorno alla zona di Solfatara Agnano, che è quella dove si producono i terremoti più forti. Inoltre va verificata accuratamente la resistenza di questi edifici. L’importante, appunto, è che si agisca subito per evitare la tragedia, perché dai terremoti ci si può difendere facilmente, basta non abitare negli edifici fatiscenti. Io spero che lo si faccia perché già l’altro ieri abbiamo sfiorato la tragedia” conclude De Natale.