24 | 29 OTTOBRE 2023 IL CASO KAUFMANN di Giovanni Grasso Franco Branciaroli, Graziano Piazza, Viola Graziosi

24 | 29 OTTOBRE 2023
IL CASO KAUFMANN
di Giovanni Grasso
Franco Branciaroli, Graziano Piazza,

Viola Graziosi
regia Piero Maccarinelli

e con Franca Penone, Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin, Andrea Bonella

scene Domenico Franchi
luci Cesare Agoni

musiche Antonio Di Pofi – costumi Gianluca Sbicca
produzione Centro Teatrale Bresciano,

Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di

Verona, Il Parioli

Sarà IL CASO KAUFMANN di Giovanni Grasso, con la regia di Piero Maccarinelli ad inaugurare dal 24
(anteprima) al 29 ottobre 2023, la stagione del Teatro Parioli. In scena un cast d’eccezione: Franco
Branciaroli, Graziano Piazza, Viola Graziosi e con Franca Penone, Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin,
Andrea Bonella. Lo spettacolo è una produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile di Torino –
Teatro Nazionale, Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona, Il Parioli
1941, Monaco di Baviera. Cella di massima sicurezza all’interno del carcere di Stadelheim
Un condannato a morte, alla vigilia dell’esecuzione, chiede alla guardia carceraria di poter vedere il
cappellano. Alle rimostranze della guardia (“Ma a che le serve un prete? Lei è ebreo!”), il prigioniero ribatte
che ha sentito l’improvviso desiderio di convertirsi al cattolicesimo. La guardia, nonostante la iniziale
perplessità, acconsente alla strana richiesta. Pochi minuti dopo, il cappellano entra nella cella di Leo
Kaufmann, anziano ex presidente della comunità ebraica di Norimberga. Leo chiarisce immediatamente al
sacerdote che non ha alcuna intenzione di abbandonare l’ebraismo in punto di morte, ma che ha inventato
la storia della conversione solo perché spera di poter far recapitare un messaggio di addio alla giovane
Irene, condannata a quattro anni di carcere duro per falsa testimonianza, nel disperato tentativo di salvare
l’anziano amico. Il prete, incuriosito dalla vicenda tragica e colpito dalla dignità del prigioniero, accetta di
restare con lui in cella per le sue ultime ore. E, in un dialogo intimo e serrato, ne raccoglie le confidenze e i
segreti. Leo Kaufmann svela al prete che è stato condannato a morte dal Tribunale speciale di Norimberga
in violazione delle Leggi dell’Onore e del Sangue del 1935, per aver commesso il reato di “inquinamento
razziale”. Nonostante Kaufmann si sia sempre dichiarato innocente, la Corte di Norimberga ha infatti
stabilito l’esistenza di una lunga relazione di carattere sessuale con la poco più che ventenne “ariana” Irene
Seidel, figlia del suo migliore amico. Davanti al prete cattolico, che si dimostra umano e comprensivo,
l’anziano ebreo accetta di ripercorrere la sua drammatica vicenda fin dagli inizi quando, nell’ormai lontano
1933, Kurt, il suo migliore amico, gli affida la figlia Irene, decisa a trasferirsi a Norimberga per seguire un
corso di fotografia.
Tra l’anziano uomo, vedovo e senza figli, e la giovane “ariana” si instaura immediatamente un rapporto
speciale di affetto, confidenza e, anche, di desiderio, immediatamente represso. Ma, nonostante
l’implacabile macchina di persecuzione anti-ebraica messa in piedi dal nazismo al potere renda, con il
passar del tempo, sempre più difficile la prosecuzione di questa profonda e sincera amicizia, il legame

innocente tra Leo e Irene non è passato inosservato tra i vicini di casa, i conoscenti, gli abitanti del
quartiere, sempre più imbevuti di odio e dominati dalla paura. Irene, per sottrarsi alle insinuazioni e ai
sospetti del quartiere, accetta allora di sposare un suo giovane corteggiatore, Paul. Ma, alla partenza di
questi per il fronte, la macchina del sospetto e della calunnia si rimette pericolosamente in moto.
Kaufmann, ridotto ormai in miseria dai provvedimenti razziali, viene arrestato e condotto in carcere. Ma
se, in mancanza di prove, il giudice istruttore Hans Groβ ne firma il proscioglimento, il settario giudice
nazista Rothenberger, presidente del Tribunale speciale di Norimberga, riesce, con un artificio procedurale,
a farsi attribuire la competenza sul caso. E per Kaufmann e Irene, trascinati in un processo farsa, con giudici
fanatici e con testimoni malevoli e inattendibili, non vi sarà più scampo. Ispirato a una storia vera, quella di
Leo Katzenberger e Irene Seidel, “Il caso Kaufmann” è la trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo di
Giovanni Grasso (Rizzoli, 2019), vincitore nel 2019 di numerosi riconoscimenti (tra cui il Premio Cortina
d’Ampezzo per la narrativa italiana e il Premio Capalbio per il romanzo storico).
La calunnia è un venticello
Nell’importante saggio Come si diventa nazisti, William Sheridan Allen sostiene che il primo sintomo è
l’indifferenza, o meglio, il non voler vedere piccoli torti subiti da altri. A me è sempre sembrata una verità
esemplare: in microscala, che poi, in macroscala, sarebbe diventata, per dirla con le parole di Hannah
Arendt, la Banalità del male. Il caso Kaufmann prende in esame una singola vita e una singola morte. Ci
troviamo di fronte all’orrore delle leggi razziali, ma non ancora di fronte al male assoluto della Shoah.
Kaufmann è un commerciante ebreo che riceve l’incarico da un amico ariano di occuparsi della sua giovane
figlia a Norimberga. Da questo atto di generosità prende inizio il suo calvario. Quello che mi affascina del
testo di Giovanni Grasso è proprio l’iniziale indifferenza e poi la demenziale insensatezza della costruzione
di indizi contro di lui da parte della sua piccola comunità di quartiere. Tutto si svolge infatti in un quartiere
di una città di provincia, Norimberga. La costruzione delle prove contro di lui, l’inesorabile incedere della
calunnia verso Irene, la speculazione degli indizi abilmente costruiti, procede come nel miglior polar.
Parallelamente, i due processi contro Kaufmann testimoniano come le parole possano assumere valori
diversi a seconda dell’uso e della contestualizzazione che ne viene fatta. Testimone esterno di tutte le
narrazioni è un prete cattolico a cui Kaufmann vorrà ricostruire la sua oggettiva verità. Ma sul plot
principale si inseriscono, interagendo, anche dati personali, sentimenti che si confondono fra una posizione
paterna e un desiderio inevitabile della bella Irene. Eppure, tutto è affrontato con grande pudore e,
insieme, con una inesorabile denuncia della mediocrità della calunnia che porterà all’esecuzione di
Kaufmann per disonore razziale.
Rappresentare questa storia è per me un piacere e un dovere civile.

Piero Maccarinelli

Nota a cura di Camilla Baresani Varini
Due sono i temi che danno al testo di Giovanni Grasso il vigore del collegamento con l’attualità.
Anzitutto, l’eterno antisemitismo che a fasi cicliche si riaccende e, di conseguenza, la necessità di
continuare a raccontare come si arrivò all’Olocausto mostrando alle nuove generazioni le conseguenze del
razzismo. In particolare, il lavoro di Grasso parla di paure tuttora diffuse persino nella nostra Europa. Basti
pensare alle teorie sull’inquinamento razziale di Orbán, il primo ministro ungherese. Va aggiunto che
l’argomento delle persecuzioni razziali oltre a essere perfettamente nel dibattito del nostro tempo, è
collegato al tema del fascismo, del nazismo, dei totalitarismi che sfruttano le paure create nella
popolazione per mettere in moto i peggiori risentimenti dei singoli cittadini: ecco allora l’eterno scatenarsi
del meccanismo della delazione, che accompagna tutte le dittature, come nel Kaufmann, come in tanti
romanzi di successo (da Ognuno muore solo di Hans Fallada a Il quinto angolo di Izrail’ Metter), e come
ancor oggi nella Russia di Putin.
Va inoltre ricordato che proprio per l’attualità di questi temi, il totalitarismo, la delazione, il razzismo e
l’antisemitismo, nel mondo editoriale i libri che hanno nel titolo le parole “Hitler”, “Mussolini”, “nazismo”,
“fascismo” contano regolarmente su vendite maggiorate. Il pubblico dei lettori continua a provare

interesse, curiosità, desiderio di saperne di più. La grande storia e Passato e presente, programmi RAI
condotti da Paolo Mieli, ogni volta che propongono puntate su Mussolini e il fascismo e soprattutto
sull’Olocausto, il nazismo, Hitler, le persecuzioni razziali ottengono i picchi di ascolto di stagione, anche se
spesso si tratta di repliche.
L’altro tema portante del Kaufmann di Grasso riguarda quella particolare zona franca in cui si possono
creare dei rapporti di scambio intellettuale tra un uomo anziano e una giovane. In questo caso la relazione
è totalmente asessuata, benché non manchino i margini di ambiguità. Il desiderio a tratti è presente, forse
solo in Kaufmann, forse anche in Irene, e in noi rimane un margine di dubbio su quello che avrebbe potuto
succedere se entrambi non si fossero censurati. Questo genere di relazione, tra pigmalioni e giovani
discepoli, ha come correlato la produzione di pettegolezzi, maldicenze, risatine, insinuazioni eppure è parte
integrante del nostro immaginario e delle nostre vite. Persino il losco Humbert Zirlai, protagonista di Lolita,
nella sua viscida attività di corruttore aspira a essere il pigmalione dell’adolescente che gli fa rivivere
emozioni sopite. Kaufmann e Irene non oltrepassano nessun limite, anche se l’età della ragazza lo
consentirebbe. Tuttavia, il desiderio aleggia sul loro scambio, su di lei che offre giovinezza e apertura alla
vita, su di lui che offre aiuto concreto e saggezza. Se Kaufmann non fosse stato ebreo, avrebbero potuto
oltrepassare il limite delle convenzioni, scatenando solo banali pettegolezzi. Invece la questione della razza
rende drammaticamente sconvenienti, addirittura mortali le illazioni e le fantasie di chi li scruta pieno di
invidia e risentimento sociale. Oggi la censura, è tornata di moda, è al centro del dibattito corrente. Non
quella clericale, dei totalitarismi o del perbenismo borghese, bensì una nuova forma di stampo opposto. La
censura che vuole proteggere la sensibilità delle minoranze e dei portatori di ogni forma di diversità, del
corpo, del colore della pelle, del genere, dell’età. Ai nostri giorni, la vicenda esistenziale di Kaufmann e di
Irene sarebbe soggetta a nuove forme di censura?

Camilla Baresani Varini – Presidente Centro Teatrale Bresciano

Orari Repliche
Mar 24/10/23 21:00
Mer 25/10/23 21:00
Gio 26/10/23 21:00
Ven 27/10/23 21:00
Sab 28/10/23 21:00
Dom 29/10/23 17:00

BIGLIETTERIA
Via Giosuè Borsi, 20
E-MAIL: biglietteria@ilparioli.it – TELEFONO 06 5434851
Servizio WhatsApp 3517211283
 
ORARIO
Dal 28 agosto il botteghino seguirà il seguente orario:
Dal lunedì al giovedì 10.00 – 13.30 e 14.30 – 18.30 – venerdì 10.00 – 13.30
Sabato e domenica chiuso.
La biglietteria, nei giorni di spettacolo serale, dopo le 19.00 resterà aperta fino ad inizio spettacolo solo per le
operazioni riguardanti lo stesso.
VENDITA
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I possessori di card libera potranno scegliere il proprio posto a partire dall’12 settembre al botteghino o online nella
sezione dedicata. Dopo l’emissione non sarà più possibile sostituire o annullare singoli biglietti e biglietti di card.
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circa. Per i disabili in carrozzina sono previsti posti dedicati. Si consiglia la prenotazione telefonica con qualche giorno
di anticipo. Il teatro non è provvisto di ascensore, l’accesso in platea per i disabili in carrozzina è fruibile tramite
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Capo Ufficio Stampa Teatro Parioli