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Valeria uccisa in ospedale con dose di chemio dieci volte superiore: medici condannati in Cassazione
A Valeria Lembo venne somministrata una dose dieci volte superiore a quella prevista per un errore di
trascrizione su un foglio di carta all’ospedale di Palermo.
Avrebbe dovuto combattere contro il linfoma di Hodgkin che le era stato diagnosticato ma, proprio durante
le cure che avrebbero dovuto aiutarla, un errore fatale da parte dei sanitari ha aggravato la sua situazione
portando Valeria Lembo a una morte atroce. Ad oltre dieci anni da quei terribili fatti, ora la terza sezione
della Corte di Cassazione ha reso definitive le condanne per tre medici dell’ospedale di Palermo dove la
giovane donna era ricoverata e in cura. Secondo quanto ricostruito dalle inchieste della Procura del
capoluogo siciliano e poi confermato nelle aule del Tribunale, Valeria Lembo è morta nel dicembre 2011,
dopo una lunga agonia, per un errore di trascrizione su un foglio di carta che alterò la dose di chemio
prevista portandola a una morte atroce.
A Valeria Lembo dose che avrebbe potuto uccidere un elefante
A Valeria dovevano essere somministrati 9 milligrammi di Vinblastina, un potente farmaco chemioterapico
ma ne ricevette ben 90 milligrammi, una dose che “avrebbe potuto uccidere un elefante”, spiegarono gli
esperti e che si è rivelata fatale. Secondo la Procura e il Tribunale, colpevoli sono l’ex primario del reparto di
Oncologia del Policlinico di Palermo, Sergio Palmeri, condannato a 3 anni di reclusione, Alberto
Bongiovanni, all’epoca specializzando in quel reparto, che ha avuto 3 anni e 5 mesi, e l’oncologa Laura Di
Noto, condannata a 2 anni e 3 mesi. La Cassazione infatti ha rigettato i ricorsi dei tre medici palermitani
dopo sei gradi di giudizio, rendendo definitive le sentenze anche se per l’oncologa è stata annullata con
rinvio in appello la parte della sentenza relativa alle pene accessorie, in particolare per l’interdizione
dall’esercizio della professione medica.
Assolta l’infermiera in servizio
Respinto anche il ricorso della Procura generale contro l’unica assoluzione, quella dell’infermiera che era in
servizio la notte dei fatti e che quindi risulta innocente. L’errore fatale e la somministrazione della dose
killer del farmaco avvennero nella notte del 7 dicembre 2011. Valeria Lembo, 34 anni all’epoca dei fatti,
morì tre settimane dopo terribili sofferenze. Nel febbraio scorso i sanitari coinvolti nella vicenda sono stati
anche condannati dai giudici della Corte dei conti per danno erariale: Il primario Sergio Palmeri è stato
condannato inoltre risarcire l’azienda sanitaria con 875 mila euro, gli altri due medici invece dovranno
pagare la somma ciascuno di 318 mila euro.