Alioune è morto a 19 anni mentre si recava presso il suo posto di lavoro in sella alla bicicletta. A investirlo
un 23enne ubriaco con un tasso alcolemico che superava di 4 volte il limite consentito. “Non posso
accettare che il responsabile sia a casa e mio figlio sia morto” spiega il padre trattenendo a stento le
lacrime. La salma del 19enne sarà portata in Senegal.
Markhete Ndiaye mantiene a stento le lacrime nel ricordare Alioune, il 19enne che alle 5.30 di sabato è
stato travolto e ucciso lungo la provinciale Maranese a Marano Vicentino mentre si recava a lavoro in bici.
“Alioune aveva tanti sogni da realizzare – racconta ancora il padre -. Io sono qui con il mio dolore e senza
mio figlio. Chi lo ha ucciso, invece, è a casa insieme alla famiglia. Non doveva andare così. Il responsabile
avrebbe dovuto essere in prigione”.
L’automobilista, un 23enne del posto che al momento dell’incidente aveva un tasso alcolemico quattro volte
oltre il consentito, è stato arrestato e poi rilasciato dalla stessa Procura. Le autorità ritengono infatti che
non vi sia il pericolo di fuga prima della chiusura delle indagini. Il 23enne vive infatti a poco più di un
chilometro dal luogo dell’incidente insieme ai familiari. Per lui è stato per ora disposto il ritiro della patente
e il sequestro dell’auto. La mattina della tragedia, l’automobilista ventenne era quasi arrivato a casa dopo
una nottata trascorsa con gli amici. Alioune, invece, aveva salutato suo padre da pochi minuti per recarsi
presso l’azienda di Schio per la quale lavorava da tre settimane. Il 19enne aveva ottenuto il lavoro grazie al
diploma da operatore meccanico ottenuto a giugno all’Engim di Thiene. Quel nuovo impiego era per lui
motivo di grande orgoglio: con i soldi dello stipendio voleva aiutare i genitori e pagare le lezioni di scuola
guida. “Mio figlio era un bravo ragazzo, educato e calmo – ricorda ancora papà Ndiaye -. Mi sono accorto
dei suoi straordinari pregi solo ora che non c’è più”.
La notizia della morte di Alioune è arrivata anche agli organi di stampa del Senegal, lì dove la salma sarà
fatta rientrare nelle prossime settimane per il funerale con rito musulmano. Per la famiglia in lutto si è
attivata la comunità senegalese di Schio che ha già lanciato una raccolta fondi utile al funerale. “Ali è
stato investito all’improvviso e poi scaraventato nel fossato a lato strada – spiega l’uomo -. Tutti i suoi
progetti sono stati spazzati via. Era volenteroso, determinato e innamorato della musica e dello sport. Non
posso accettare che quel ragazzo sia ancora in libertà dopo quello che ha fatto e soprattutto non posso
perdonare il fatto che fosse alla guida ubriaco. Se vuole il mio perdono, deve venire da me con la sua
famiglia e farsi guardare negli occhi”.
Il 23enne è indagato per omicidio stradale con l’aggravante della guida in stato di ebbrezza. Il pubblico
ministero Allesandra Block ha dato nel frattempo il nullaosta per la sepoltura del 19enne, non ravvisando la
necessità di un’autopsia. Nelle prossime ore, invece, saranno effettuati ulteriori accertamenti per
verificare la dinamica di quanto accaduto. “Non è giusto che questo ragazzo sia libero – ribadisce ancora
Ndiaye -. Io di qui a qualche giorno andrò in Senegal a seppellire mio figlio e lui è a casa. Non posso
scusare quel ragazzo fino a quando non deciderà di incontrarmi”.