L’ufficio del parco archeologico di Pompei si è visto recapitare una busta insolita: all’interno
c’erano frammenti di manufatti riconducibili ai reperti dell’antica cittadina sommersa dal materiale eruttato
dal Vesuvio nel 79 d.C. e una lettera di una donna canadese che aveva visitato il sito diversi anni prima. La
donna nella lettera ammette di aver rubato nel parco durante la visita guidata, ma che ora si pente di averlo
fatto al punto di volersi sbarazzare completamente del bottino: secondo lei i “souvenir” illeciti sono la
causa della sconvolgente serie di eventi sfortunati che ha colpito la sua famiglia.
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La cittadina di Pompei è uno dei siti archeologici più visitati dell’Italia: qui si può compiere un vero e proprio
viaggio nella Storia, grazie all’incredibile integrità delle strade e delle strutture, ma anche farsi un’idea della
potenza naturale dei vulcani.
La donna, che si identifica con il nome Nicole, scrive nella lettera che ha inviato agli uffici del sito
archeologico di aver visitato Pompei nel 2005, quando era “giovane e sciocca”: per questo motivo dice di
essersi appropriata in modo illecito di un “pezzo di storia che non si può comprare”. La donna è tornata a
casa con 5 manufatti: due tessere di mosaico bianche, due pezzi di un’anfora e uno di una ceramica.
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La donna dice di averla fatta franca, che nessuno si è accorta del suo furto, tranne la sfortuna: sostiene
infatti che i reperti trafugati da Pompei abbiano causato a lei e a tutta la sua famiglia una serie di episodi
sfortunati: ha avuto due tumori al seno che l’hanno costretta a sottoporsi a due mastectomie, mentre la
sua famiglia capitombolava in un disastro finanziario.
Secondo la turista i manufatti sono “impregnati” di tutta la negatività con cui la cittadina è stata travolta
dall’eruzione del Vesuvio: “Siamo brava gente e non voglio che questa maledizione coinvolga la mia
famiglia, i miei figli o me stessa di nuovo. Per favore, perdonate il mio gesto negligente che ho fatto anni
fa.”
Secondo l’ufficio, però, la lettera della signora Nicole non è unica nel suo genere: regolarmente l’ufficio si
vede recapitare manufatti rubati in precedenza da turisti maleducati e che ora si pentono, convinti che il
gesto abbia portato loro sfortuna e miseria.
Superstizione o no, questa vicenda di certo porta a riflettere due volte prima di volersi portare a casa un
pezzo di Pompei!