Trento, l’ex rifugiata Joy Ehikioya si laurea dopo il rapimento e lo stupro: “Torturata perché albina”


Rapita, torturata e violentata perché albina: Joy Ehikioya, 23enne arrivata in Italia dalla Nigeria, ha

finalmente ripreso in mano la sua vita. La ragazza ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso

l’Università di Trento. Joy è la prima studentessa del progetto per l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei

rifugiati promosso dall’Università di Trento.

“Albina, per piacere, fai che la tua testa ci porti molto denaro. Fai che per noi non ci sia sofferenza per il

resto della vita”. Sono queste le parole del rituale alla quale Joy Ehikioya è stata sottoposta prima di essere

violentata da due uomini. Legata durante tutto il rito, poi è stata immobilizzata dai suoi aguzzini e stuprata.

“Ho sperato in una morte naturale – scrive Joy Ehikioya nel suo diario sul sito Dimmi -. Sono riuscita a

fuggire dopo due giorni scappando da una finestra rotta. Sono arrivata in Libia nel bagagliaio di un’auto e

qui uno degli uomini che mi aveva comprata si è pentito e mi ha condotto in spiaggia per salire su un

barcone diretto per l’Italia”. Così la 23enne è riuscita a raggiungere il nostro Paese partendo dalla Nigeria.

Accolta come rifugiata, riesce a rientrare in un progetto per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati

promosso dall’Università di Trento. Nella giornata di oggi 30 settembre ha conseguito la laurea triennale in

Comparative European and International Legal Studies nell’ambito della Facoltà di Giurisprudenza. Al

momento il progetto segue 15 studenti da 10 Paesi diversi.

La discriminazione, il rapimento e la fuga verso l’Europa

La ragazza è l’ultima di quattro figli: due fratelli, una sorella e poi lei. Joy però è albina e nonostante le

attenzioni dei genitori per evitare che nulla potesse accaderle, ben presto si rende conto che in Nigeria è

esposta a pericoli inimmaginabili. “Cercavano di ridurre al minimo il contatto con il mondo esterno perché

gli albini sono emarginati, discriminati e spesso perseguitati” racconta ancora. Nel corso della sua infanzia

viene sottoposta a bullismo, minacce e violenze mascherate da giochi. Per poter vivere una vita normale,

cambia spesso città e cambia quartiere. Tutto questo però non basta.

Nel gennaio del 2016, come ogni mattina si prepara per uscire da casa alle 6.30. “L’orario era scelto

appositamente perché tutti dormivano nel mio quartiere. Rientravo prima che le persone uscissero di casa.

Andavo a correre e cercavo di non allontanarmi troppo per poter tornare a casa qualora mi fossi sentita in

pericolo. Mentre camminavo a due isolati da casa, due uomini mi hanno immobilizzata e poi costretta nel

baule di un’auto. Non sono più riuscita a opporre resistenza e sono svenuta”. Da allora, Joy è stata

sottoposta a continue violenze che sono terminate solo quando è riuscita a fuggire. “Non sono riuscita a

tornare dalla mia famiglia così l’ultimo dei miei aguzzini mi ha fatto partire per l’Europa. Mi ha spiegato che

una volta arrivata in Italia avrei dovuto raccontare per filo e per segno cosa mi era successo, in modo da

farmi aiutare”.



L’impegno per i rifugiati e la laurea a Trento


Dopo quel viaggio, Joy ha potuto ricostruire la sua vita arricchendola ora con la laurea tanto sognata. “Fin

da quando è arrivata all’Università di Trento, Joy ha mostrato grande motivazione. In poco tempo ha

imparato l’italiano e ha costruito tanti nuovi rapporti” ha raccontato Barbara Poggio, la prorettrice che l’ha

seguita per tutti questi anni. Tema della sua tesi, l’integrazione dopo la migrazione. Gli studi sono stati tutti

dedicati alla promozione dell’aiuto per chi arriva da lontano e i suoi sforzi sono stati premiati con il

massimo dei voti.