Il piccolo Eithan Biran, 5 anni, è l’unico sopravvissuto della tragedia della funivia di
Stresa sul Mottarone ma la sua famiglia non ce l’ha fatta. Ha perso il padre, la madre, i nonni e anche il
fratellino di due anni con cui il piccolo viveva a Pavia: la famiglia era di origini israeliane. «Lasciatemi stare»
continuava a ripetere durante il suo arrivo in ospedale, al Regina Margherita di Torino dove è stato operato
per stabilizzare le fratture multiple al femore, alla tibia e all’omero. La sua ripresa costituisce oggi «un
barlume di speranza» nella tragedia che ha visto ben 14 vittime. «Il risveglio è partito, la risposta del
bambino è positiva. Comincia a dare i primi segnali di risveglio con colpi di tosse e alcuni momenti di
respiro spontaneo. Ma in termine precauzionali stiamo andando con più calma e attenzione proprio perché
la situazione del bambino è critica, seppur abbiamo dei segnali positivi», dice il direttore generale della Città
della Salute Giovanni La Valle, dopo che il bambino è stato risvegliato dal coma indotto dai medici
dell’ospedale.
LE SUE CONDIZIONI – Eithan si sarebbe salvato grazie all’abbraccio del papà al momento della caduta,
questa una delle ipotesi di cui parlano i sanitari. Nella giornata di oggi i medici iniziaranno a procedere con
un «cauto risveglio del bambino», dopo che ieri il direttore generale della Città della Salute Giovanni La Valle
ha comunicato che «la risonanza magnetica non ha evidenziato danni neurologici sia a livello celebrale sia
a livello del tronco encefalico». Condizioni che hanno portato Giorgio Ivani, direttore del reparto di
rianimazione, a parlare di «un cauto ottimismo». «Teniamo conto di due fattori – ha aggiunto la Valle – una
forte debolezza fisica perché gli interventi fatti per la stabilizzazione delle frattura hanno inciso in maniera
notevole. E c’è anche un problema psicologico perché riportiamo il bimbo nel mondo reale e quindi
bisogna fare attenzione». Dopo il messaggio dei Vigili del Fuoco, rivolto al piccolo nella giornata di ieri,
continuano ad arrivare auguri di guarigione per il bambino.
I MESSAGGI – Il Consiglio Regionale della Lombardia si è aperto oggi con la commemorazione delle vittime
della tragedia della funivia di Mottarone, dieci delle quali vivevano in Lombardia. Il presidente del Consiglio
Regionale, Alessandro Fermi, visibilmente commosso, ha detto che «questo incidente ha umanamente
coinvolto ogni cittadino lombardo. Oggi è il tempo del lutto e della memoria non c’è spazio per nient’altro.
Non ci sono parole. Oggi è il momento del ricordo di queste 14 persone». «All’interno di questa tragedia,
abbiamo un barlume di speranza grazie ad Ethan, il bambino unico superstite della tragedia, ricoverato a
Torino e salvato dall’abbraccio di suo papà. Solo questa immagine, questo gesto, ci fa immaginare quei
momenti che sono umanamente difficilissimi» ha aggiunto.
«Dio circonda il piccolo Eitan con il tuo amore», «Piccolo resisti», «Forza Eitan, resta con noi»: sono alcuni
dei tanti dei messaggi lasciati sulla pagina Facebook del suo papà, Amit Biran, morto insieme alla moglie,
all’altro figlio Tom, ai due nonni di lei, e agli altri passeggeri presenti sulla cabina della funivia crollata. Un
messaggio di cordoglio è apparso anche sul sito dell’università di Pavia per ricordare Amit, «studente di
Medicina, coinvolto, con la sua famiglia, nella tragedia sulla Funivia del Mottarone».
LA FAMIGLIA – Tom, il fratellino di Eithan di 2 anni, è morto sul colpo quando la cabina è precipitata al
da un’altezza di venti metri. È il racconto di una famiglia felice quello che traspare sulle pagine social di
Amit e della moglie Tal, con tante foto loro e dei bambini e un post messo in occasione del loro sesto
anniversario di matrimonio. Il papà, Amit Biran, 30 anni, era un addetto alla sicurezza delle comunità
ebraiche e della scuola che frequentavano i figli. A Pavia, Amit Biram aveva studiato Medicina e Chirurgia,
poi si era sposato in Israele e aveva convinto la moglie Tal, 27 anni, a trasferirsi in Italia. In Israele era
con la moglie in occasione dei parti dei due figli. Mit e Tal erano profondamente legati, anche dalla fede
religiosa e si erano sposati in Sinagoga. Una fede che per la coppia rappresentava anche un impegno, tant’è
che Amit Biram aveva accettato l’incarico di addetto alla sicurezza della comunità ebraica di Milano.