Torre del Greco, bimbo annegato dalla madre: la drammatica storia dietro la morte di Francesco

Torre del Greco, bimbo annegato dalla madre: la drammatica storia dietro la morte di Francesco

Una storia difficile da comprendere. Impossibile da accettare. Che solo ad una lettura superficiale, può essere analizzato come un comune episodio di violenza. Ma dietro la morte di Francesco, due anni, annegato dalla madre Adalgisa a Torre del Greco, in provincia di Napoli, c’è un universo pieno di paure, ansie e tanta solitudine interiore. I fatti raccontano di un bambino con qualche problema ad esprimersi. Secondo le numerose testimonianze raccolte fin qui dagli inquirenti, nulla di drammatico. Una difficoltà non così rara, a quell’età. E, in ogni caso, facilmente superabile con un po’ di logopedia. La quarantenne aveva già portato il figlio da numerosi medici. Nessuno aveva riscontrato però patologie mentali, ritardi. Adalgisa era convinta del contrario che il suo “piccolo principe” fosse autistico. Oggi avrebbe dovuto incontrare uno psichiatra infantile. Per una diagnosi definitiva. Un appuntamento che avrebbe completamente mandato in tilt la mente della donna.

Troppa la paura che il suo secondogenito non fosse “normale”. Il terrore di una vita ai margini, preso in giro dai suoi coetanei. Sbeffeggiato per quei ritardi, per quelle difficoltà nel parlare. Un macigno di emozioni e di sensi di colpa che l’ha travolta. Come il mare impetuoso del lido La Scala, che ha portato via la vita di Francesco. “La signora da mesi era entrata in un tunnel buio. Non era più in sé – ha sottolineato il legale della quarantenne, Tommaso Ciro Civitella – Confidiamo ora nelle indagini della procura, sperando che possano aiutarci a capire che cosa sia accaduto. Di certo non si è trattato di un gesto volontario: quella povera donna, quando l’ho incontrata in caserma, aveva dei vuoti di memoria assoluti. Dev’essersi trovata sulla spiaggia senza neppure sapere il perché”. Adalgisa domenica era andata a fare una passeggiata, col figlio. Intorno alle 21 il marito, un ingegnere rimasto in casa con la loro prima figlia, una bimba di sette anni, ha dato l’allarme, allertando subito i carabinieri. Ha poi chiamato gli amici, i vicini, i conoscenti. Uno di loro gli ha raccontato di aver visto Adalgisa al Lido.

L’uomo non ci ha pensato un attimo, è montato in auto ed è corso verso la spiaggia. Purtroppo non è arrivato in tempo e nonostante il tuffo nel mare gelido, non è riuscito a salvare il figlio. La moglie, in evidente stato confusionale, ha fornito decine di versioni. Completamente diverse una dall’altra. Secondo gli uomini in divisa, la donna avrebbe voluto suicidarsi insieme al piccolosalvata però dall’intervento di due ragazzi di Torre del Greco. Durante un interminabile interrogatorio nella caserma dei carabinieri, Adalgisa ha confessato le proprie colpe di fronte al procuratore di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso ed è stata portata al carcere di Pozzuoli. Mercoledì 5 gennaio verrà affidato l’incarico al medico legale che dovrà eseguire l’autopsia. Una giovane vita strappata al suo futuro. Una madre travolta dalle sue paure, le sue ansie e la sua infinita solitudine. E un padre che dovrà trovare, suo malgrado, la forza per andare avanti.