Torino, bullizzava il compagno di classe disabile: la coetanea lo smaschera in un tema
Bullizzava un compagno di classe disabile proprio all’interno dell’istituto nel Torinese. Lo ha smascherato
un’altra coetanea tramite un tema svolto in aula. I fatti risalgono al 2015: l’aguzzino 12enne picchiava e
umiliava quotidianamente il compagno disabile al 100%. Condannati anche l’insegnante di sostegno e di
potenziamento per non aver vigilato sulla classe.
Umiliazioni quotidiane, insulti, botte e non solo: spesso e volentieri sputava sul suo bicchiere e sulle sue
cose. A svelare i soprusi di un bullo sul suo compagno di classe disabile, il tema di una ragazzina di 12 anni
iscritta a un istituto di Torino. La denuncia ha portato a processo anche gli insegnanti di sostegno e
potenziamento: l’accusa è quella di concorso in atti persecutori per omesso controllo. Il bullo avrebbe agito
nel 2015 con vessazioni quotidiane continue nei confronti del compagno di classe affetto da
encefalomacia. Il ragazzino era solito picchiare il coetaneo invalido al 100% e dunque impossibilitato a
difendersi. “Non è vero che siamo tutti uguali – scriveva la ragazzina autrice della denuncia nel suo tema -.
C’è chi si approfitta degli altri”. Subito dopo, raccontava i soprusi subiti dall’amico disabile.
Spesso veniva costretto a muovere gli arti fino a farsi male. Il bullo poteva agire incontrastato poiché gli
insegnanti di sostegno, così come quelli di potenziamento, spesso lasciavano la classe da sola oppure
“passavano tempo al cellulare”, come testimonia la ragazzina autrice del tema. L’aguzzino allora 12enne
picchiava il compagno durante l’intervallo davanti ai compagni di classe che però erano troppo spaventati
per denunciare ai docenti quanto accadeva. Del resto, secondo quanto raccontato dalla studentessa al
quotidiano La Stampa, parlare con un insegnante era quasi impossibile: quasi sempre, infatti, gli studenti
restavano da soli oppure avevano margine di movimento illimitato davanti ad adulti distratti dai cellulari. Il
docente di sostegno ha patteggiato una condanna a un anno di reclusione mentre quella di potenziamento
ha deciso di affrontare un processo. Per lei il pubblico ministero Mario Bedoni ha chiesto una condanna di
1 anno e 6 mesi per non aver vigilato sugli adulti. “Al primo anno di prova senza formazione sulla gestione
di alunni con disabilità, non era un’insegnante di sostegno – ha sostenuto il legale della donna -. La mia
assistita è arrivata nell’istituto per arricchire l’offerta formativa con un progetto sulla legalità ed è stata
affiancata a un professore di sostegno. Si tratta di una gestione distorta delle risorse umane”.
Sentito come testimone durante il processo, il ragazzo allora 12enne ha chiesto scusa alla madre della
vittima che si è costituita parte civile nel procedimento. In una lettera ha ammesso: “Ho fatto cose orrende
e chiedo scusa a tutti”. La ragazzina che invece ha permesso di svelare quanto stesse accadendo
nell’istituto, invece, ha detto di averlo fatto per iscritto per paura di non trovare l’appoggio dei suoi
compagni di classe.