Intervista ad Antimo Lomonaco, opinionista di The Coach
Quattro chiacchiere con Antimo Lomonaco, ballerino e coreografo nel cast della terza edizione di The Coach, in onda dal lunedì al venerdì su 7Gold, in qualità di opinionista.
Ciao Antimo, partiamo dagli inizi. Com’è nata la tua partecipazione a The Coach, il talent show in onda su 7Gold?
“Sono stato concorrente della seconda edizione, tra le file dei coach. In seguito, mi hanno proposto di diventare opinionista del programma. L’esperienza da concorrente, mentre la stavo vivendo, è stata terribile. Sai, essendo un reality, The Coach ti porta a dei picchi di stress non indifferenti. Quello però fa parte del gioco. Ma col senno del poi, scherzi a parte, è stato davvero tutto bello. Le conoscenze che uno fa all’interno del programma diventano un bel ricordo”.
Cosa è cambiato dal momento in cui sei diventato un opinionista?
“Da opinionista ed ex concorrente, riesci proprio a vivere tutto quello che affrontano i coach nell’edizione. Ovviamente, ci sono delle responsabilità maggiori e ti cambia un po’ la visione del tutto. Sei coinvolto emotivamente in maniera diversa. Hai un attenzione differente verso i ragazzi che partecipano e i coach. Quando sono stato Coach, cantanti, attori e ballerini del mio team erano un pezzo di cuore. Nel ruolo di opinionista, lo sono diventati tutti i concorrenti, a prescindere dalla squadra di appartenenza”.
E’ impegnativo far parte della squadra di The Coach? So che registrate le puntate per diverse ore al giorno.
“Sicuramente, come dicevi, è impegnativo. Stiamo tante ore sul set, ma
quando si fa qualcosa che piace, sono sempre dell’idea che la fatica è quasi
sempre minore rispetto a quello che si prova in quel momento li. Quando sei
a The Coach, un po’ ti spogli, nel mio caso, del ruolo di coreografo perché hai a che fare con tanti artisti. Quando sono lì per me vale l’arte, non solo la disciplina. Respirare così tanta arte, vedere artisti giovani che hanno voglia di imparare, di mettersi in gioco e mostrare cosa sanno fare, è sempre bello. Mi piace il ruolo di opinionista, così come quello che vedo e che fanno. Sono sempre entusiasta se sono lì, nonostante le ore di lavoro, che sono tante”.
Al tuo fianco, nel ruolo di opinionisti, ci sono Sabrina Vinciguerra, Vincenzo Beltempo e Michela Olivieri. Com’è il rapporto con loro?
“In diverse occasioni, le nostre opinioni sono state discordanti. Le emozioni, molto spesso, sono soggettive. E’ così capitato a me, come a tutti gli altri, di avere delle posizioni diverse rispetto ai miei colleghi. Lì però sono sempre entusiasta ed è molto raro che arrivi ad essere completamente in disaccordo. Con Sabrina e Michela mi trovo benissimo. Le ammiro e sono delle professioniste. Mi piacciono i commenti di Sabrina, così come la cura e la attenzione che Michela ha verso i ragazzi, tant’è che ho sempre pensato che lei fosse un ottimo coach anche nella vita. Infine, con Vincenzo è nata una bella amicizia. E’ il mio idolo: è una persona in gamba, un professionista anche lui, ed è una persona con cui sicuramente ho coltivato un’amicizia al di fuori del programma”.
E con la conduttrice Agata Reale?
“Agata, insieme al produttore Luca Garavelli, è stata un punto di riferimento per me già da quando ero concorrente. Luca penso che sia la persona più buona di questo mondo, mi sono legato molto a lui perché è un professionista con un cuore, in questo mondo dove averlo è una cosa rara. Ma posso citarti anche il regista Marco Zarotti. Mi sono trovato davvero bene con tutti. C’è davvero un bell’ambiente”.
Parliamo di te. Sei un ballerino. La tua esperienza nel mondo del ballo quando è iniziata?
“La passione per la danza, sicuramente, inizia quando metti il piede per la prima volta nella scuola di danza che i tuoi genitori scelgono; quella che frequenti, insomma. La passione vera è innata, c’è sempre stata. Non ricordo il momento preciso in cui ho cominciato a ballare. Dalle sigle di Lorella Cuccarini a Heather Parisi, fino ad arrivare ai giorni nostri, ho sempre ballato. Un percorso che è stato accompagnato dallo studio della danza, fatto anche di repertori e con un carattere artistico certo. La danza è una disciplina seria e, in quanto tale, richiede tanti sacrifici, c’è bisogno di un certo rigore. Ti forma caratterialmente per certi aspetti e sei soggetto a seguire delle regole”.
Insegni anche danza, giusto? Per via del Coronavirus, gli ultimi tempi non sono stati semplici
“Esatto, insegno in diverse scuole in territorio toscano, ma vengo anche invitato in altre come ospite. Ho anche la mia scuola, di cui quest’anno ho aperto la sede nuova. L’ultimo anno non è stato facile. Sicuramente ce la faremo e quando riapriremo avremo una scorza più dura, le spalle maggiormente forti. Sperando anche che cambino un po’ le regole che ci sono. Adesso, il mondo delle scuole di danza è più libero. Speriamo che le stesse diventino più qualificate e meno alla portata di tutti, con dei maestri davvero competenti per far salire la qualità”.
Ci sono dei temi che ti piace affrontare maggiormente nelle tue coreografie?
“A ottobre 2019, prima della chiusura, ho partecipato ad un concorso di danza
, dove ho vinto anche un premio per l’idea coreografica. Ho voluto raccontare
un tema molto attuale, che è quello del bullismo, tramite la storia del Brutto
Anatroccolo. Ho creato una coreografia su quello. Con lo stesso gruppo, ne
ho creato un’altra, ovvero Le Streghe di Goya, che è ispirata al noto quadro
dell’artista. Aveva come sottofondo la musica di Vivaldi. Ho fatto una ricerca, approcciando lo stile musicale all’epoca del quadro. Finito il concorso, oltre a ricevere il premio dalla giuria, un’insegnante di danza, una donna di una certa età, si è complimentata con me e le ragazze. Sosteneva che le mie coreografie fossero intellettuali e mi ringraziava per questo, specificando che i temi affrontanti si capivano benissimo senza scadere nel qualunquismo. E’ stato bello, perché di coreografie sul bullismo ce ne sono tante. Io per primo ne faccio una dove un bambino maschio viene bullizzato da tante bambine femmine. Un’illustrazione banale, ma più chiara per chi ha 10 anni. Una ragazza di 17 anni può invece andare a scavare su di sé ed essere più intellettuale rispetto ad un ragazzino più giovane”.
Hai accennato prima ad un gruppo di ragazze che segui. Parlamene un po’…
“Sì, con loro costruiscono dei veri e propri spettacoli, come se fossimo una compagnia. Cerco di indirizzarle al mondo della danza. Facciamo otto ore di laboratorio al mese. Portiamo in scena spettacoli recitati e danzati. Non facciamo un saggio, ma raccontiamo delle storie. Una rappresentazione, che ho chiamato Enigma, era ad esempio la storia di The Imitation Game. C’è stato poi Fai come Vuoi, che era interamente interattiva con il pubblico, che decideva con delle torce come far proseguire la trama. Lo scorso anno, essendo chiusi, ho ribaltato tutto lo spettacolo on line. Sulla pagina YouTube della scuola abbiamo fatto, in video, il racconto di Caterina di Russia. Vado sempre a ricercare personaggi, che hanno avuto un importanza nella storia, o racconti dei romanzi che mi sono piaciuti. Se tutto va bene, quest’anno porteremo in scena Salomé”.
Roberto Mallò per Massmedia Comunicazione