“Sono solo spazzatura”, decine di donne seviziate e ridotte in schiavitù: 9 arresti a Catania
L’operazione denominata non a caso “Bokluk”, il termine spazzatura in bulgaro, come gli indagati si
rivolgevano alle donne che riducevano in schiavitù, ha portato alla luce uno scenario da incubo con donne
vendute e comprate per seimila euro, private di ogni libertà e dei documenti e costrette a vivere in
condizioni drammatiche, in abitazioni fatiscenti, con scarso cibo e costrette a prostituirsi.
Quelle donne per loro non erano esseri umani ma solo “spazzatura” da poter trattare come un oggetto
qualsiasi e poi gettare via proprio come se fossero dei rifiuti: così i componenti di un gruppo criminale
operante a Catania definiva infatti le donne che finivano nella loro rete subendo sevizie e torture continue
per essere avviate alla prostituzione. L’orribile scenario fatto di violenza e tortura continua nei confronti di
decine di donne straniere è stato scoperto dagli investigatori della polizia di stato a Catania che questa
mattina hanno fatto scattare il blitz arrestando i responsabili della tratta di esseri umani. Si tratta di nove
persone accusate ora di riduzione in schiavitù e associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento
della prostituzione, reati aggravati dalla transnazionalità.
L’operazione della polizia di Stato è stata denominata non a caso “Bokluk”, il termine spazzatura in bulgaro,
come gli indagati si rivolgevano alle donne che riducevano in schiavitù per sfruttarle nel mondo della
prostituzione. L’indagine, condotta dalla sezione Criminalità straniera e prostituzione della Squadra Mobile
di Catania e coordinata dal pool di magistrati della Dda catanese, era partita nel giugno dello scorso anno a
seguito della denuncia di due ragazze bulgare nei confronti di un’altra cittadina straniera che avrebbe
preteso da loro il pagamento di un affitto per occupare la strada nei pressi della stazione ferroviaria, dove le
due donne si prostituivano.
L’inchiesta ha portato alla luce uno scenario da incubo con donne vendute e comprate per seimila euro,
private di ogni libertà e dei documenti e costrette a vivere in condizioni drammatiche, in abitazioni
fatiscenti e con scarso cibo. Le vittime della tratta poi erano costrette a prostituirsi anche per dieci ore la
giorno in qualsiasi condizione meteorologica e se rifiutavano venivano picchiate e seviziate. Alla testa del
gruppo criminale, che ricavava dalle donne circa 1.400 euro la settimana, una coppia che poi si serviva di
altre persone tra bulgari e italiani per controllare le vittime.