
Sicilia, incendio nella baraccopoli dei migranti: muore bracciante impiegato nella raccolta olive
Tragedia al confine tra Castelvetrano e Campobello di Mazara del Vallo, dove un uomo ha perso la vita
nell’incendio divampato la scorsa notte all’interno dell’accampamento di migranti stagionali dell’ex
“Calcestruzzi Selinunte”, in via Selinunte. La vittima è un giovane bracciante africano di origini sub-
sahariane, morto carbonizzato.
Dramma al confine tra Castelvetrano e Campobello di Mazara del Vallo, dove un uomo ha perso la vita
nell’incendio divampato la scorsa notte all’interno dell’accampamento di migranti stagionali dell’ex
“Calcestruzzi Selinunte”, in via Selinunte. La vittima è un giovane bracciante africano di origini sub-
sahariane, morto carbonizzato. Le fiamme hanno distrutto tutti gli alloggi di fortuna, molti dei quali costruiti
anche con cartone e legno, impiegati dai migranti che in questo periodo sono impegnati nella raccolta
delle olive nel territorio Trapanese. In molti sono riusciti a salvarsi uscendo in tempo poco prima che il rogo
avvolgesse l’intero campo.
Per domare l’incendio sono dovute intervenire quattro squadre vigili del fuoco ancora impiegate nelle
operazioni di bonifica della zona e i carabinieri che stanno indagando sulle cause del disastro. L’ex
Calcestruzzi Selinunte, di proprietà di Onofrio Cascio che dal 2010 lo ha dismesso, è da anni in stato di
abbandono e da tempo viene occupata dai migranti che raggiungono Campobello di Mazara per la raccolta
delle olive. Cascio ha presentato diverse denunce alle forze dell’ordine per violazione di proprietà privata
ma il campo non è stato mai sgomberato: il villaggio era autogestito dagli stessi migranti, che avevano
anche aperto un bazar per fare fronte alle spese quotidiane. I braccianti erano costretti a riscaldare l’acqua
per lavarsi accendendo dei fuochi, ed è quindi possibile che la causa della tragedia sia da ricercare un un
piccolo focolare non spento. Ulteriori indagini sono tuttora in corso. Nell’incendio sono state distrutte
anche due automobili. I due mezzi erano di proprietà di alcuni migranti, che li avevano parcheggiati
all’interno dell’ex opificio, scelto come luogo per costruire baracche di fortuna per dormire.