Rotta per i David di Donatello. La rivincita di Sciarra, ex vittima dei bulli

Il regista lgbtqi Giuseppe Sciarra sta  provocando tante reazioni positive col suo

documentario “Ikos” interpretato da Edoardo Purgatori, lo stesso Sciarra e sua madre, Assunta di Costanzo.

Il cortometraggio  parla di bullismo attraverso la scomoda storia del filmmaker foggiano che ha voluto

denunciare un sistema di violenze di minori su altri minori. Dopo aver vinto numerosi premi

cinematografici, (Apulia Web Fest, Lecce Film Festival, Aracnea Film and Book Festival) ed essere finito in

svariate piattaforme online, (WeShortStreeen Org), e aver avuto il supporto di importanti associazioni

lgbtqi come Agedo Rimini Cesena e il Mario Mieli di Roma per la promozione del progetto, il corto di Sciarra

ha attirato l’attenzione anche dei David di Donatello. 

Ikos, parola greca che vuol dire fenice è davvero una rinascita per Giuseppe Sciarra, perché con quest’opera

cinematografica dura e dolorosa ha passato la selezione di uno dei più importanti riconoscimenti

cinematografici italiani, il David di Donatello. Un traguardo ragguardevole per questo giovane cineasta che

da un po’ di tempo a questa parte sta avendo successo sul web con  la sua attività non solo di regista ma

anche di giornalista ben messe in risalto attraverso il reportage sui lavoratori dello spettacolo, “S.O.S Sold

Out?” codiretto con Andrea Natale e la docuserie, “L’ultima transizione: tra memoria e futuro” che vede la

regia a sei mani di Sciarra con Natale e Ennio Trinelli, scrittore ed ex organizzatore di uno storico evento

culturale  lgbtqi a cavallo tra gli anni 90 e 2000, lamanica tagliata. 

Di certo la selezione ai David rappresenta un’ottima vetrina per la lotta 

al bullismo per cui Sciarra si batte da anni con forza e impegno. Definito da molti un pugno allo stomaco,

Ikos continua la sua corsa verso il successo e sembra davvero inarrestabile. Per stessa ammissione di

Giuseppe Sciarra Ikos è stato anche un modo di essersi fatto giustizia contro quei bulli che l’hanno

vezzeggiato per anni – e di aver fatto giustizia a tutte quelle vittime di bullismo che restano inascoltate e

che spesso ricorrono ai gesti più estremi per fare sentire il loro grido di dolore. Un incoraggiamento non da

poco da chi si è salvato la vita dopo anni bui e difficili riuscendo a fare del proprio dolore uno strumento di

rinascita e di lotta ai soprusi.