Patrizio Pelizzi, volto di pellicole e fiction di successo, tra cui Vivere e Un Posto al Sole. Nel nuovo lavoro di Avati, attualmente selezionato per rappresentare l’Italia come film straniero agli Oscar 2023


E’ in tutte le sale cinematografiche con Dante, il nuovo film di Pupi Avati, affiancato nella seconda unità
dalla figlia Mariantonia, con cui aveva già lavorato, nel 2006, in Per Non Dimenticarti. Parliamo dell’attore
Patrizio Pelizzi, volto di pellicole e fiction di successo, tra cui Vivere e Un Posto al Sole. Nel nuovo lavoro di
Avati, attualmente selezionato per rappresentare l’Italia come film straniero agli Oscar 2023, Pelizzi
interpreta il Gonfaloniere di Giustizia Fazio da Micciole. Un ruolo in cui si è potuto calare anche grazie alla
bravura di Andrea Sorrentino, che ha curato i costumi del film. Un’esperienza della quale ci ha parlato in
questa intervista.
Patrizio, in Dante sarà il Gonfaloniere di Giustizia. Come si è approcciato a questo personaggio?
“Per fare il provino sul personaggio del Gonfaloniere sono stato chiamato dal Maestro Pupi Avati, con cui
ho già lavorato in diverse occasioni, a partire da diciotto anni fa con La seconda notte di nozze al fianco di
Katia Ricciarelli, Neri Marcorè e Antonio Albanese, passando anche per Un ragazzo d’oro con Riccardo
Scamarcio e Sharon Stone. Tornando a Dante, inizialmente, non mi disse quale fosse il ruolo per cui voleva
provinarmi. Dopo circa un mese, ho così ricevuto un’altra sua telefonata dove mi ha comunicato che sarei
stato il Gonfaloniere di Giustizia del 1300. Un periodo abbastanza oscuro perché c’erano molte insidie e si
soffriva parecchio. Sono contentissimo di far parte della pellicola; ho vissuto le varie vicissitudini e tormenti che aveva il Sommo Poeta Dante Alighieri. Rappresento un giudice, la magistratura di quel periodo, che era molto austera e fiscale. E quindi Fazio da Micciole, ossia il Gonfaloniere che interpreto, non sarà molto docile con Dante Alighieri”.
Come mi ha detto ha lavorato diverse volte con Avati. Che cosa le ha insegnato?
“Pupi Avati è un regista con una grande umanità che ti prende per mano e ti fa capire pian piano che cosa
vuol dire essere un attore. All’inizio uno è acerbo, non sa bene come comportarsi, perché ogni regista ha il
suo modo. Quando ti ritrovi in quello di Pupi Avati ringrazi di essere lì. E’ sempre molto carino, non alza mai
la voce e ti spiega le cose con amore. Ti dà modo di comprendere il personaggio che stai interpretando, che sia storico o moderno. E’ sincero quando ti dà un’indicazione. Una cosa che, forse, può destabilizzare
qualche collega è che Pupi non vuole mai che si impari troppo a memoria il copione. Ti può cambiare
estemporaneamente le battute, che puoi memorizzare e fare tue in base alle emozioni che devi
trasmettere. Sul set, Pupi crea un ambiente consono per ogni attore, dal più grande al più piccolo”.
Che tipo di Dante troveranno gli spettatori nella pellicola?
“Il Maestro Avati cerca di descrivere Dante non come il Sommo Poeta che tutti abbiamo conosciuto tra i
banchi di scuola, ma nella sua parte umana, a partire dai sentimenti che provava per le donne, per i suoi
amici, come ad esempio Guido Cavalcanti (Romano Reggiani). Il bravissimo Alessandro Sperduti, che ha
recitato Dante nella sua fase giovanile, era commosso veramente in alcune scene. Ha fatto un lavoro
certosino insieme a Pupi. Ti sembra di vedere realmente Alighieri quando vedi il film”.
A proposito dei colleghi attori che l’hanno affiancata sul set, quali l’hanno colpita maggiormente?
“Ad esempio, c’è Giulio Pizzirani, che interpreta Dante da anziano. Ci sarà un piccolo ruolo di Gianni Cavina,
che è venuto a mancare sei mesi fa, e che ha portato in scena quando stava già male. Inoltre, gli spettatori
troveranno il bravissimo Sergio Castellitto nei panni di Boccaccio. Di lui ho sempre un bellissimo ricordo che risale a quando ha interpretato, in maniera eccelsa, Padre Pio. Il Boccaccio di Castellitto racconterà in
maniera garbata Dante fino alla sua morte, illustrando i personaggi buoni e cattivi che ha incontrato nel
corso della sua vita”.
Dante rappresenta la nostra Cultura. Immagino ci sia un po’ di emozione per l’uscita del film nelle sale…

“Tantissima, perché è una responsabilità. In primis per Alessandro Sperduti, Sergio Castellitto e Carlotta
Gamba, che interpreta Beatrice Portinari, il grande amore di Dante, ed è fresca d’Accademia d’Arte
Drammatica. Sono loro tre ad avere la grande responsabilità del film, ma servono anche gli attori che
gravitano attorno a loro. Siamo circa venticinque, a cui si aggiungono le comparse che non parlano. E tutti
quanti eravamo davvero molto emozionati e coinvolti. Era come se vivessimo in un altro modo, dove ci
avevano trasportato con il cuore e con la mente”.
Cosa pensa, personalmente, di Dante?
“Credo che, oltre un poeta, sia stato un insegnante di vita. Ne ha passate di cotte e di crude; è davvero un
bell’esempio. Spero che il film possa coinvolgere anche i giovani studenti che vanno ancora al liceo affinché venga loro la curiosità di scoprirlo ulteriormente”.
Quando è iniziata la sua passione per la recitazione?
“Ho iniziato con il teatro, anche se i miei debutti sono stati da bambino con gli spot pubblicitari. A soli 8
mesi ho fatto la pubblicità per lo shampoo Johnson. A cinque anni circa, i miei mi accompagnavano ai vari
casting: dal Cornetto Algida ai Bastoncini Findus, fino ad arrivare ai fotoromanzi. E’ un fuoco sacro che è
aumentato pian piano. Finché, dopo il liceo, mi sono iscritto al Centro Sperimentale di Cinematografia,
mentre frequentavo il primo anno di università in Giurisprudenza. Percorso che, purtroppo, ho interrotto
perché, contemporaneamente, ho fatto un concorso nella Polizia di Stato perché mio padre voleva che io
prendessi un posto fisso. Dopo qualche anno, in cui lavoravo nella divisione anticrimine, ho sentito che
volevo realizzare il sogno che avevo lasciato nel cassetto. Mi sono prosciolto dal corpo della Polizia di Stato e ho deciso di mettermi a studiare seriamente recitazione. Non più al Centro Sperimentale, poiché avevo superato i 25 anni, ma ad un corso privato nella scuola Duse International di Francesca de Sapio, che ancora esite ed è in collaborazione con l’Actor Studio’s di New York. Un corso di cinema e teatro, che ho
frequentato per quattro anni, con il metodo Stanislavskij-Strasberg. Un percorso importante e incisivo nella
mia carriera perché mi ha fatto capire cos’è il lavoro dell’attore su se stesso. Contemporaneamente ho
frequentato la scuola di Lino Damiani. Sono anche andato all’Accademia di doppiaggio di Silvia Pepitoni, ma le mie prime lezioni le ho avute con la grandissima Anna Maria Bottini, quando avevo 18 anni. E’ lei che mi ha insegnato la dizione, la recitazione, così come i sacrifici che si devono fare in questo mestiere, dove
spesso non si lavora e bisogna fare resilienza perché l’importante è crederci sempre”.
Nel corso della sua carriera, ha ricevuto anche il Premio Vincenzo Crocitti International. Che tipo di
emozione è stata?

“Sì, è un premio gestito dal Presidente Francesco Fiumarella, dedicato al grande Vincenzo Crocitti, che tutti
abbiamo ammirato in Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli al fianco di Alberto Sordi, ma anche in
Un medico in famiglia e Carabinieri. E’ un premio meritocratico che aiuta tanti attori, anche più giovani, ad
andare avanti, a non perdere le speranze e a puntare sempre di più sulle proprie forze e attitudini. Tra i
premiati ci sono stati attori rinomati, tra cui Alessandro Borghi e Andrea Roncato, ma quest’anno anche
giornalisti come Maurizio Costanzo”.
C’è qualche altro progetto a cui si sta dedicando in questo periodo?
“Prossimamente tornerò a fare teatro, con uno spettacolo da protagonista, che si intitola Canzoni d’amore
tra racconti di guerra. Avrà la regia di Antonio Pellegrini e, sicuramente, andrà in scena ad Avezzano, in
Abruzzo, al Teatro Castello Orsini. Interpreterò Bob Dylan. E’ uno spettacolo recitato e musicale, dove io e
gli altri attori saremo accompagnati da un’orchestra. Sono contento perché il teatro, anche se rimane
sempre un po’ di nicchia, è una palestra importante per un attore. Infine, c’è un altro progetto del quale
non posso parlare perché non ho ancora firmato il contratto. Sono molto scaramantico in questo senso”.
Roberto Mallò per MassMedia Comunicazione