Omicidio di Varese, il legale del padre che ha ucciso il figlio: “Ricevo insulti e minacce, ma è il mio lavoro”
Stefano Bruno, legale di Davide Paitoni, l’uomo che ha ucciso il figlio di 7 anni e tentato di ammazzare la ex moglie, ha rivelato alcuni dettagli sul rapporto tra il padre e il piccolo. “Nel provvedimento il giudice dice che poteva vedere il bambino, durante il periodo di arresti domiciliari il papà lo ha frequentato tranquillamente: sono stati insieme, hanno passato insieme la sera di Natale, erano legatissimi, era un rapporto che non si è mai interrotto”, ha affermato l’avvocato. Il bambino di 7 anni è stato accoltellato alla gola e nascosto in un armadio nella sua abitazione a Morazzone (Varese).
L’uomo, fermato dopo il tentativo di fuga, deve rispondere di omicidio e del tentato omicidio dell’ex moglie,
da cui di fatto era separato. Il provvedimento del tribunale di Varese sta suscitando polemica, ma per il
difensore la decisione del giudice è stata corretta: il 40enne, ora in carcere, era gli arresti domiciliari dal 26
novembre scorso “per una vicenda completamente avulsa dai rapporti madre-figlio-marito e assolutamente
controversa perché è da chiarire se Paitoni abbia aggredito o si sia difeso da un collega – ha commentato
ancora l’avvocato -. Hanno parlato di codice rosso, ma non abbiamo né un avviso di garanzia, né una
misura cautelare, né un avviso di chiusura indagine per reati rientrati nell’alveo del codice rosso, ossia di
violenza nei confronti della madre di suo figlio“, ha aggiunto il legale di Paitoni.
Il difensore ha poi sottolineato: “Si trova in uno stato preoccupante di confusione. L’ho visto domenica 2 gennaio dai carabinieri, appena era stato portato in caserma e l’ho rivisto lunedì 3 in carcere e resta confuso – le sue parole -. Ho cercato di parlargli del bambino, ma lui continua a scuotere il capo e dice poche parole molto sottovoce: dice una parola, poi cambia discorso. E’ come uno che si sta lentamente risvegliando da un incubo“, ha ribadito il difensore. Che ha infine dichiarato: “Mi continuano ad arrivare telefonate di insulti e minacce, ma questo è il mio lavoro”.