Albert Flick, 77 anni, ha scontato 25 anni dopo aver ucciso a pugnalate sua moglie
di fronte a sua figlia nel 1979. Poi è stato imprigionato per quattro anni dopo aver
aggredito una donna nel 2010. Ora è probabile che muoia dietro le sbarre dopo
essere stato condannato per aver ucciso a morte Kimberley Doddie, 48 anni, di
fronte ai suoi figli gemelli, 11 anni, poco più di un anno fa a Lewiston, nel Maine.
Da qualche tempo era ossessionato dalla donna, tanto da seguirla ovunque si
trovasse, persino in chiesa, in biblioteca e alle fermate dell’autobus. La sua opera
di persecuzione è stata confermata da diversi testimoni e dalle immagini delle
telecamere di sorveglianza. Le stesse telecamere hanno ripreso anche il brutale
omicidio. L’anziano l’ha colpita con undici coltellate. È stato arrestato ed è immediatamente
tornato dietro le sbarre.
Durante il processo, il procuratore generale ha definito Flick “ossessionato [da Kimberly, ndr].
Avrà pensato: ‘Se non posso averla, allora la ucciderò’”. A incastrarlo, non soltanto il racconto
dei due bambini, sotto shock, ma anche le immagini delle telecamere di sorveglianza.
L’omicidio, infatti, è avvenuto sui gradini davanti a una lavanderia a gettoni. Kimberly e
i suoi bambini erano seduti lì quando sono stati raggiunti da Flick. L’anziano seguiva la
donna, una senza tetto, dappertutto.
Che si trovassero alla Missione Hope Haven Gospel o in altri luoghi della città
di Lewiston, come in biblioteca o alle fermate dei bus, Flick c’era. Lo hanno
raccontato alcuni testimoni al Sun Journal. “Chiunque conoscesse Kim, la
amava per il suo spirito gentile”, è scritto nel necrologio della vittima. “Aveva
un sorriso per tutti e una mente sveglia e faceva amicizia con chiunque incontrasse.
Amava la spiaggia e il Natale. I suoi due gemelli erano la sua più grande gioia”.
Un messaggio per i due bambini della Dobbie è arrivato, attraverso la stampa
locale, dalla figlia, oggi quarantenne, della prima moglie di Albert Flick, Sandra Flick,
accoltellata a morte 40 anni fa.
“Ancora ricordo – ha raccontato Elsie Kimball, che allora aveva 12 anni – il giorno in cui
quell’uomo venne a casa dopo che mio madre gli aveva fatto avere i documenti del divorzio”.
“Mi ero nascosta dietro la porta della mia stanza da letto, perché non volevo incontrarlo”,
prosegue. “Poi – conclude – ricordo di averla sentita urlare e chiamare il mio nome.
Corsi fuori dalla stanza ma era troppo tardi”.
www.elasticmedianews.it editor Nunzio Bellino