Intervista a Michela Olivieri, opinionista di The Coach
Oggi parliamo con la vocal coach Michela Olivieri che, insieme a Vincenzo Beltempo, Antimo Lomonaco e Sabrina Vinciguerra, fa parte della squadra del talent The Coach, in onda da lunedì al venerdì su 7Gold, in qualità di opinionista.
Ciao Michela, come hai conosciuto The Coach? In che modo sei entrata a far parte di questo grande programma?
“Sono stata contattata circa quattro anni fa, perché sono una vocal coach
di un’accademia di canto ad Avezzano, in provincia de L’Aquila. Mi hanno chiesto
se fossi interessata a far svolgere un casting da me. Sappiamo bene che tutte
le accademie di canto spesso vengono contattate per casting di programmi
televisivi, concorsi e quant’altro. E così è stato il mio primo contatto con
The Coach. Sono venuti Luca Garavelli e Marco Zarotti, che sono il produttore
e il regista del programma”.
E come hai preso, all’epoca, questa cosa?
“Premetto che ero completamente sfiduciata verso il mondo televisivo in rapporto con l’arte. Grazie a Luca, Marco e The Coach mi sono ricreduta. A tutt’oggi c’è ancora questa collaborazione, che è partita come un’accademia di ragazzi che partecipavano al programma, con me come coach, ed è finita in una bellissima amicizia, che mi ha permesso di far parte dello staff”.
Penso sia anche questo il bello del talent. Permette anche a voi insegnanti di mettervi in gioco…
“The Coach ha più di un pregio. Il primo è quello umano. Molto spesso si intende a categorizzare, e purtroppo in alcune occasioni tendo a farlo ancora io, questi tipi di realtà come un qualcosa di non particolarmente pulito, già organizzato a monte. Devo dire, invece, che The Coach mi ha dimostrato umanamente che c’era una ragione per crederci ancora, perché qualcuno che tiene ancora all’arte prima dei soldi c’è. Luca Garavelli e tutto il suo staff sono così. L’altro pregio riguarda il punto di vista artistico. E’ partito come un contest nel quale si mettevano in mostra le abilità degli insegnanti e dei ragazzi che partecipavano, ma quest’ultimo anno si è dato uno sguardo anche alla formazione. Infatti, noi opinionisti, che siamo anche insegnanti di ballo o di canto, abbiamo tenuto dei corsi per i ragazzi. E questo a me, che della formazione faccio la mia vita, è sembrato un upgrade fantastico. E’ un programma già di per sé bellissimo, ma che è anche ambizioso perché cerca di crescere ogni anno”.
Veniamo al tuo ruolo. Che tipo di opinionista sei?
“Questa edizione mi ha messa alla prova con qualcosa che era lontana dalla mia realtà. Sono una vocal coach e docente, per cui sono abituata a esprimere la mia opinione su un’esibizione. Insegno anche a colleghi docenti. E’ dunque un lavoro che faccio quotidianamente. Fare tutto ciò di fronte alle telecamere non è stato però affatto semplice, perché sono abbastanza dura e intransigente su alcuni tipi di parametri, che sono poi quelli tecnici, della formazione, dell’impegno e della dedizione che scorgo nelle esibizioni dei ragazzi. E’ stato difficile trovare il calibro, ma credo di non essere stata inopportuna. Ho parlato poco, ma con sicurezza. Mi esprimevo quando ero fortemente sicura di quello che stavo dicendo. Ho cercato di essere pungente, ma non invadente. Questi sono i due termini che mi hanno rappresentato come opinionista”.
Con i tuoi colleghi opinionisti com’è andata?
“Vincenzo Beltempo è un vocal coach come me, Antimo Lomonaco è un ballerino, così come Sabrina Vinciguerra. Siamo quattro caratteri completamente diversi, pertanto l’armonia che si è creata sul divanetto, come hanno detto anche gli autori, è stata molto evidente. Non ci siamo mai trovati in disaccordo, anzi devo dire che con il passare delle puntate ci siamo formati vicendevolmente. Anche in questo caso, la serenità che ci veniva trasmessa dalla produzione è stata essenziale perché nessuno di noi ha avuto la volontà di prevalere sull’altro. Ci siamo amalgamati, uniformati, armonizzati, come mi viene da dire per usare un termine vicino alla mia professione. E’ stato molto bello. Sono stata felicissima di avere conosciuto altri professionisti, con i quali è stato interessante confrontarmi e crescere insieme. Solo Vincenzo aveva già fatto l’opinionista, mentre noi tre no”.
Com’è nata la tua passione per la musica?
“Ho iniziato il mio percorso artistico intorno ai 14 anni come performer, cantante.
Intorno ai 15 anni ho avuto la mia prima esperienza con una docente della mia
città di Avezzano. Sono entrata su suo consiglio in un conservatorio. E’ una scelta
di cui inizialmente avevo paura perché venivo dalla musica pop, più commerciale,
mentre lei mi proponeva la musica classica che alla mia età non era di facile fruizione.
Però devo dire che non si è sbagliata, visto me ne sono innamorata. Al conservatorio,
sono arrivata al diploma magistrale in canto lirico. Da 13 anni, ho la mia accademia,
ossia la Sound&Soul Academy, sempre ad Avezzano”.
Quindi ti sei dedicata all’insegnamento?
“Sì. Ho sentito l’esigenza di creare un ambiente nel quale condividere quelle che
sono state tutte le mie serate live fatte con i gruppi dal vivo. Ci tengo a sottolineare,
che sono sempre stata attenta a comprendere e a farmi accompagnare da musicisti
dal vivo perché, per un cantante, c’è bisogno di fare gruppo. Cosa che ultimamente
è rara. Ho avuto i miei gruppi live, ho fatto tanta gavetta e serate nelle piazze, nei
pub live. Ovviamente, ho anche esperienza in studio. Ritengo siano due percorsi
che devono andare di pari passo perché l’uno arricchisce l’altro. Lo studio ti aiuta
ad essere più preciso, il live ti fa vivere l’adrenalina, che senti solo sul palcoscenico.
L’Accademia nasce anche per condividere queste due cose. Non solo si cura la voce
a 360°, con una logopedista interna, ma si fa anche la formazione tecnica in sala
e mi interesso della Sound&Soul Production, dove l’artista ricerca la propria identità
musicale e produce audio, video e demo che poi vengono distribuite sulle piattaforme
ufficiali dell’accademia e non solo. Infine, c’è un corso rivolto ai cantanti per quello che riguarda l’aspetto live”.
Il 2020 è stato fortemente segnato dalla pandemia. Come l’hai vissuto?
“Sempre legato al fatto che dell’arte non ne ho fatto esclusivamente un lavoro,
ma per me è una necessità, ho cercato di sfruttare questo momento di calma.
Grazie a Dio ho molti ragazzi a cui dedicarmi e sono felice del mio lavoro.
Inizialmente, questo stop forzato non è stato del tutto negativo perché mi
ha permesso di riordinare anche alcune cose che avevo lasciato indietro
. Mi sono concentrata sulla stesura di un manuale di canto, che uscirà al
più presto e si intitolerà Le ovvietà nascoste del canto. Sono riuscita a mettere per iscritto una buonissima parte della tecnica che utilizzo in sala. Era un progetto che avevo in mente da moltissimo tempo, ma mi mancava il tempo materiale per farlo. Dopo questa prima parte della pandemia, mi sono rimessa in gioco di nuovo: i miei ragazzi mi hanno stimolato per tenere lezioni on line. Di primo acchito ero contraria perché lavoro molto sulla fisicità del corpo, sull’utilizzo dello strumento a 360°. Grazie all’insistenza dei ragazzi mi sono convinta ed ho sentito dei colleghi sulla piattaforma da utilizzare, documentandomi anche sulla strumentazione che era necessaria e a me agli allievi per garantire la qualità del suono. E così è stato. Ho portato a casa questa nuova esperienza, anche se la pecca rimane l’assenza del live”.
Roberto Mallò per Massmedia Comunicazione