Giulia e Gaia le due gemelle che hanno deciso di cambiare sesso lo stesso giorno
“Siamo nate in corpi maschili ma entrambe ci siamo sentite femmine da sempre, da quando abbiamo
ricordi” hanno spiegato le due ragazze di 23 anni che per sottoporsi all’operazione si son affidate
all’ospedale fiorentino di Careggi dove è stato creato un centro di riferimento per la disforia di genere.
Da tempo avevano capito che quei loro corpi non rispondevano alla loro vera identità sessuale e così già
nel giorno del loro diciottesimo compleanno erano diventate per tutti Giulia e Gaia, ma ora a 23 anni hanno
deciso di cambiare definitivamente sesso facendosi operare e completando la transizione di genere che le
porterà a dire addio a ogni sembianza maschile. È la storia di due gemelle toscane nate come Giulio e
Guido che fin dall’adolescenza hanno iniziato il loro lungo percorso di transizione che le ha porterà ora a
sottoporsi a due sedute operatorie consecutive all’ospedale fiorentino di Careggi dove è stato creato un
centro di riferimento per la disforia di genere.
A raccontare la storia di Giulia e Gaia è il quotidiano La Nazione spiegando che si tratta del primo caso in
Italia di due gemelle transgender che cambiano sesso. “Siamo nate in corpi maschili ma entrambe ci siamo
sentite femmine da sempre, da quando abbiamo ricordi” hanno spiegato le due ragazze che si affideranno
all’équipe guidata dal professore Marco Carini per sottoporsi all’operazione. “È una giornata da festeggiare.
Abbiamo fatto una scelta molto libera, la nostra famiglia ci ha supportato in questo nostro progetto, poi
essendo gemelle ci siamo sempre aiutate e fatte forza a vicenda” hanno detto Giulia e Gaia nel corso dei
colloqui preoperatori col chirurgo Andrea Cocci, specialista in chirurgia genitale.
Per loro non sarà affatto un intervento semplice visto che è particolarmente delicato in quanto le due
pazienti soffrono di una forma di coagulopatia che le espone a un maggior rischio di sanguinamento. Le
due gemelle però non si sono fatte fermare nemmeno da questo confermando la loro caparbietà per
arrivare alla fine del percorso iniziato prima con la terapia ormonale e, dopo avere avuto l’autorizzazione dal
giudice, con l’iscrizione nella lista operatoria.