Gianluca Ramazzotti riparte alla grande con il teatro. L’Intervista

E’ tutto pronto per la ripartenza dell’attore e produttore Gianluca Ramazzotti,

che nei prossimi mesi ritornerà in scena con diversi spettacoli, alcuni dei quali

prodotti dalla sua casa di produzione Ginevra Media Production. Oltre alla ripresa

di C – Ω – N – T – @ – T – T- O, un’opera del tutto innovativa nata nel tempo della

pandemia, Ramazzotti riporterà nei teatri con Se devi dire una bugia dilla grossa

e sarà uno degli attori protagonisti di Buoni da Morire, che vedrà all’esordio come

regista il collega Emilio Solfrizzi. Argomenti di cui abbiamo parlato con Gianluca i

n questa intervista.

Salve Gianluca, cominciamo parlando di C – Ω – N – T – @ – T – T- O, lo spettacolo teatrale innovativo che ha inaugurato nel periodo della pandemia, dopo il primo lockdown.

“Esatto. L’abbiamo dovuto interrompere quando era appena partito. E’ uno spettacolo emozionale, scritto proprio durante il periodo della pandemia. Nasce in Francia e in questo momento si sta facendo in buona parte d’Europa e anche in America. Dalla Francia, il format è stato venduto in Spagna, in Lussemburgo, in Belgio, negli Stati Uniti, in Olanda, in Cena. In Italia lo facciamo noi di Ginevra Media Production”.

Entriamo nello specifico di questo progetto. In che cosa consiste?

“Come dicevo, nasce durante il periodo pandemico. Si è cercato di fare qualcosa di innovativo e cioè di portare il pubblico all’aperto, in varie location aperte che sceglie su un sito, che si chiama contattoteatro.it. A questo indirizzo è possibile informarsi su com’è lo spettacolo e in che maniera è strutturato. Se uno decide di comprare il biglietto, sceglie poi la location. In questo momento, che siamo a Roma, ce ne sono tre: Piazza San Cosimato nel cuore di Trastevere, il laghetto dell’Eur con una struttura moderna ed il Colosseo. Sono zone tipicamente molto frequentate della città”.

So che poi bisogna scaricare un’App, giusto?

“Giusto. Si scarica un’app sul proprio telefonino, che è la colonna sonora dello spettacolo che ciascuno sente attraverso le sue cuffie personali. Per questo, C – Ω – N – T – @ – T – T- O è molto igienico-sanitario. Rispetta, insomma, le restrizioni che tutti noi conosciamo. Chi segue lo spettacolo, segue i pensieri degli attori. C’è, ad esempio, una voce chi invita chi ha pagato il biglietto a seguire la ragazza che sta uscendo dalla metropolitana. E da lì comincia la storia. Puoi sentire i pensieri di questa ragazza; segui l’avventura dal vivo attraverso un percorso emozionale fatto di suoni che creano esattamente l’ambiente esterno. In tutto ciò, preciso che chi non ha il biglietto non si rende conto del fatto che vi è in corso uno spettacolo. La cosa bella è vedere quel pubblico di persone e gli attori che non parlano ma si esprimono con il corpo. Il pubblico sente sempre attraverso gli auricolari. E’ un’esperienza nuova che vale la pena di provare, perché poi la storia è molto emozionale. Ci sono persone che si emozionano.

Per quello che può dirmi, di cosa parla lo spettacolo?

“Parliamo di una ragazza che, nel periodo di pandemia, perde una persona e non riesce a superare questo momento di restrizioni, dovuto anche al fatto che manca il contatto fisico. E’ un anno e mezzo che non ci stringiamo una mano, che non ci abbracciamo, che non ci baciamo. Questo titolo rimanda al contatto che viene a mancare. Come possiamo rapportarci emozionalmente a delle grandi perdite attraverso il contatto che manca? E’ uno spettacolo brillante, nel senso che è emozionale. Si pensa, ci si emoziona. Parla di rinascita. Abbiamo inserito all’interno di questo percorso tutta una serie di elementi che compongono la storia, che è interessante e accattivante. Diciamo che è la stessa sensazione che provi andando al teatro al chiuso, però sei all’aperto, itinerante. E’ un’emozione nuova. I suoni che vengono inseriti nella colonna sonora sono binaurali. Colpiscono l’apparato simpatico del nostro cervello e toccano alcune corde, come quelle del divertimento, dell’emozionalità. E’ una tecnica allo studio da dieci anni e viene realizzata attraverso dei macchinari. E’ un’esperienza da vivere. Il biglietto costa 20 euro; è dematerializzato secondo le regole vigenti”.

Starete in scena tutta l’estate?

“Sì, per il momento a Roma, anche se è nostra intenzione portarlo in altre città d’Italia.

Le voci sono quelle di Luca Biagini e Martina Felli, che sono due grandi attori e doppiatori

professionisti. Gli attori sono Lorenza Giacometti, Fabio Bussotti, Fabrizio Apolloni e

Marina Lorena Scintu. Sono quattro attori che si alternano e ruotano, in base alla

disponibilità di tutti. Sono due attori in ogni storia. Si fanno tre sessioni da 45

minuti. In ciascuna, ovviamente, cambia il pubblico”.

A gennaio sarà impegnato nell’anteprima di un nuovo spettacolo. Di cosa si tratta?

“Sì, debutterà il 15 gennaio 2022 in anteprima nazionale. E’ uno spettacolo

che stiamo provando attualmente. E’ dell’italiano Gianni Clementi. E’ una commedia

brillante, dei nostri tempi, che si intitola Buoni Da Morire. La regia è dell’attore Emilio

Solfrizzi, che tutti conoscono. E’ alla sua prima regia. Come attori ci siamo, invece,

io, Debora Caprioglio e Pino Quartullo. La storia parla di una coppia molto borghese,

interpretata da me e Debora, che vive tra gli agi assoluti. Lui è un cardiochirurgo, lei

la moglie. Fanno parte, insomma, dell’alta-borghesia romana. Vivono in questo attico

molto chic a Roma nel quartiere dei Parioli. Hanno avuto una vita molto agiata, ma

per una stanchezza di rapporto, che si capisce fin dall’inizio, decidono di andare a

fare buone azioni nella notte di Natale. Vogliono andare a portare doni e regali, con

un gruppo di volontaria, ai barboni, alle persone meno abbienti. Questa buona azione,

che loro non avevano mai fatto, li porta a migliorare il loro rapporto”.

Finché non succede qualcosa, immagino…

“Esatto. La mattina dopo, il giorno di Natale, suona nel loro appartamento un barbone, che gli svela che è un loro vecchio compagno di classe. Tutto puzzolente, decide dunque di chiedere loro una mano. Si butta sul divano meraviglioso, ci fa i bisogni sopra e così via. Questa cosa rompe il vaso di pandora. Vedremo quindi che questa coppia, seppur capace di fare del bene, non è poi così buonista. Se ne vedranno delle belle. La commedia fa molto ridere per il contrasto che c’è tra questa coppia che si vede piombare in casa un barbone, che farà fatica a mandare via. E’ inedita, non è mai stata rappresentata, ed ha la firma di Gianni Clementi, che è uno degli autori migliori che abbiamo in Italia. Ha una penna straordinaria, scrive con un’attenzione e una immedesimazione per il pubblico pazzesca. La gente, a fine spettacolo, si chiederà che cosa avrebbe fatto al posto della coppia se avesse dovuto interagire in casa con un barbone, che dal canto suo ha una storia da raccontare. Lo spettacolo, politicamente scorretto come Clementi spesso scrive, è molto umano. E’ una commedia all’italiana, dove si ride moltissimo, ma che ha anche un lato amore che fa rispecchiare il pubblico e la nostra società all’interno di uno stato sociale che, purtroppo, oggi con la pandemia si è ancora più lacerato e spaccato. Buoni Da Morire evidenzia il contrasto tra le persone agiate e chi, invece, non arriva a fine mese”.

Nella commedia si farà riferimento anche alla pandemia?

“No, non ne parliamo. Abbiamo deciso di non farlo per dare al pubblico una speranza, un’idea di pseudo normalità. Anche perché la storia è stata scritta nel 2019, quando la pandemia non aveva ancora cambiato le nostre vite. Avremmo dovuto portarla in scena prima di quello che è successo. Lo spettacolo partirà in tardo autunno”.

Infine, è pronto a ritornare in scena anche con Se Devi Dire Una Bugia Dilla Grossa…

“Certo, insieme a Paola Barale, Antonio Catania, Nini Salerno con la regia di Luigi Russi e quella originale di Pietro Garinei. Quando ci siamo fermati, lo scorso anno, il tour era appena partito. Dovevamo fare una serie di date che ancora non avevamo chiuso e terminato. Sarà per noi lo spettacolo della rinascita. E’ quello di punta della prossima stagione, con i grandi teatri: andremo a Milano, Firenze, Torino, Trieste, Roma. Sarà lo spettacolo della rinascita culturale della prossima stagione teatrale”.

Credo sia estremamente importante ripartire dopo questi due anni di vuoto.

“Assolutamente sì. Non ho più fatto l’attore in questi due anni e, infatti, sono molto agitato e arrugginito. Fa bene ripartire; bisogna rimettersi in gioco, ritrovare il rapporto col pubblico, dare fiducia al settore e ridargli vita. Queste ora sono le cose importante. Credo che abbiamo bisogno di una partenza collettiva, generale. I tre progetti di cui abbiamo parlato coinvolgono circa 30 persone. Per un’azienda non sono poche. Ridiamo vita a un percorso. Partiamo con quel poco che abbiamo a disposizione, con una grande voglia. Lo Stato e soprattutto il Ministero ha dato pochissimo alle compagnie a livello economico, a differenza dei teatri. Questa disparità deve essere colmata, perché non ci sono solo i teatri, ma anche le compagnie private. Così come non ci sono solo i teatri nazionali, ma anche quelli privati. Esistono compagnie private che lavorano, che hanno un indotto molto alto, che propongono in un mercato sempre più variegato tante opzioni e producono tanti numeri di spettatori, che devono essere aiutate anche per una ripartenza. Se siamo riusciti a stare a galla è stato soltanto per merito delle nostre forze. Adesso c’è bisogno che la cultura venga incentivata con dei soldi veri, non con dei pretesti”.