Secondo gli inquirenti dopo il tamponamento in autostrada di cui Viviana era stata protagonista la donna si
è “volontariamente allontanata insieme al suo bambino dalla sede autostradale, nascondendosi tra la fitta
vegetazione”, convinta che quell’episodio fosse una persecuzione nei suoi confronti. La donna avrebbe
quindi ucciso il figlio prima di suicidarsi.
“Nessun soggetto estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto, nella morte di
Viviana Parisi e Gioele Mondello. Sono le testuali parole riportate dalla Procura della Repubblica di Patti a
conclusione delle indagini sulla donna siciliana e il figlio di 4 anni, scomparsi e ritrovati dopo giorni senza
vita a Caronia. Secondo gli investigatori, che in questo anno di indagini hanno battuto tutte le piste e
consultato decine di esperti, Viviana avrebbe ucciso il figlioletto per poi suicidarsi, gettandosi da un
traliccio dell’alta tensione. Il corpo della deejay venne ritrovato l’8 agosto 2020: pochi giorni dopo, il 19
agosto, fu scoperto, in un bosco vicino, anche il cadavere del piccolo Gioele. Dunque, non ci sarebbe stato
alcun duplice omicidio, come ipotizzato all’inizio delle indagini, e per questo la stessa procura ha chiesto al
Gip l’archiviazione del caso.
Le condizioni di salute mentale di Viviana Parisi
Secondo la Procura di Patti “l’intera vicenda è ascrivibile in modo esclusivo alle circostanze di tempo e di
luogo, al comportamento ed alle condotte poste in essere da Viviana Parisi e al suo precario stato di
salute, purtroppo non compreso sino in fondo, in primo luogo da parte dei suoi familiari più stretti”. Nella
richiesta di archiviazione presentata al Gip si ricorda un episodio del marzo 2020, quando Viviana venne
trasportata con urgenza all’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto con “… riferita agitazione psicomotoria e
con delirio mistico e di persecuzione”. Spiegano i magistrati: “Il medico del Pronto Soccorso intervenuto ha
ricordato di aver visto Viviana sdraiata per terra, che ripeteva la frase: ‘Abbiamo consegnato i nostri figli al
demonio!!’. Circa tre mesi dopo, in data 28.6.2020, la donna era stata nuovamente condotta presso il
Pronto Soccorso del Policlinico di Messina, con la seguente diagnosi: “Riferita ingestione volontaria di
farmaci’, con chiaro intento autolesivo. La donna, nell’occasione, aveva manifestato la volontà di non
sottoporsi ad alcuna visita psichiatrica, che pure appariva necessaria”. Insomma, Viviana Parisi aveva seri
problemi di salute mentale, soffriva di manie di persecuzione ed era convinta di essere controllata da
sconosciuti, anche attraverso la televisione ed il telefono cellulare.
Viviana si è tolta la vita gettandoli dal traliccio
Secondo gli inquirenti dopo il tamponamento in autostrada di cui era stata protagonista – fortunatamente
senza gravi conseguenze – Viviana “subito dopo l’incidente in galleria, una volta uscita dall’autovettura e
recuperato Gioele”, si è “volontariamente allontanata insieme al suo bambino dalla sede autostradale,
nascondendosi tra la fitta vegetazione esistente sul bordo autostrada, non rispondendo ai richiami delle
persone che pure la stavano cercando”. L’incidente, infatti, aveva scatenato una reazione così descritta dal
consulente psichiatrico: “L’incidente ha rappresentato per Viviana uno stressor acuto che ha valicato ogni
capacità di elaborazione e risoluzione; tale situazione è stata causata da una interpretazione persecutoria
dell’evento, come se il sinistro fosse stato causato intenzionalmente, per nuocerle, da inesistenti
aggressori, oppure, in alternativa, dall’ innescarsi del timore inaccettabile che il marito ne approfittasse per
toglierle la potestà genitoriale, allontanandola per sempre dal suo bambino”. “Tutte le indagini tecniche
svolte – riporta la Procura di Patti – hanno permesso di accertare come Viviana, senza ombra di alcun
dubbio, si sia volontariamente lanciata dal traliccio dell’alta tensione, con chiaro ed innegabile intento
suicidari”. Quanto al piccolo Gioele sono due le ipotesi messe in campo dalla Procura: la prima è che sia
stata vittima di un “figlicidio mediante strangolamento o soffocamento”; la seconda che il bambino sia
morto in seguito a un trauma (ad esempio una caduta) o per arresto cardiocircolatorio (ad esempio per
affaticamento).
Le due ipotesi sulla morte di Gioele Mondello
Per la Procura Viviana, “dopo la morte del piccolo, sia esso dovuto ad un evento accidentale o ad un suo gesto volontario, ha deposto il corpo di Gioele e si è allontanata, alla ricerca del primo luogo utile che le permettesse, in qualche modo, di porre fine alla sua vita, subito dopo incontrando il traliccio dell’alta tensione. In ogni caso ed in definitiva, l’ipotesi dell’infanticidio commesso da Viviana, alla luce dell’indubbio carattere residuale dell’altro scenario, continua a rimanere la tesi più probabile e fondata per questo Ufficio”.