Fuga da Kabul, Zahra arrivata a Roma: “Non voglio essere l’unica ad essere salvata”

Zahra è attesa in aeroporto di Roma Fiumicino nel pomeriggio e il fratello Hamed Ahmadi è andato a Roma dal Veneto per abbracciarla. Ecco le prime parole della sorella di Hamed ai nostri microfoni: “Non voglio essere l’unica ad essere salvata, aiutatemi”.

L’annuncio era arrivato ieri pomeriggio sulla pagina Facebook di Hamed Ahmadi: “Zahra è salva, ecco cosa mi ha scritto questa notte alle 4.30″. La sorella era grata per il grande aiuto che il fratello le ha dato in questi quattro giorni di congestione diplomatica e terrore trascorsi a Kabul. “Fratello !!! È risolto”, le scrive Zahra, “sei la prima persona a cui scrivo!!! Anche perché devo! Finché sarò viva mi ricorderò di te e ti considererò il mio fratellone… so che dormi! Che la pace sia sempre con te“.

Hamed, proprietario della catena di ristoranti veneziani Orient Experience, alle 6 di questa mattina era già in viaggio verso Roma per poterla riabbracciare: “dopo il suo arrivo l’attenderà una quarantena di 10 giorni, devo ancora vederla”, ci ha spiegato durante la notte e nel primo pomeriggio di oggi, segno che per lui c’è ancora qualche sforzo da fare prima di recuperare le 72 ore di sonno perso, “da una parte sono felice, dall’altra sono triste perché Zahra è una sola e così come lei ci sono 16 milioni di donne, se poi aggiungiamo anche i bambini il numero raddoppia”.

Durante il viaggio di rientro in Italia, sono arrivate anche le prime dichiarazioni da parte di Zahra e in esclusiva anche la foto della sua partenza da Kabul con l’aereo militare italiano: “Io non voglio essere l’unica ad essere salvata! Vorrei essere quella che può condividere il suo canale di uscita dal Paese anche con gli altri che sono rimasti alle mie spalle! Aiutatemi”.

Ieri, tramite il fratello Hamed, anche le prime dichiarazioni di Zahra alla stampa locale veneta: “mi sento molto felice, sono persino riuscita a dormire oggi dopo quattro giorni. Vedo quello che sta accadendo e non posso che essere triste per quello che mi lascio alle spalle e per tutte le donne che restano lì. Le speranze che avevo per il futuro del mio Paese sono andate in fumo. Appena arrivata inizierò una nuova missione: dare voce a chi è rimasto”.

Da qui l’impegno già reso noto anche dal fratello Hamed di impegnarsi per sensibilizzare la società civile italiana sulla questione afgana e sull’esigenza di instaurare subito dei ponti umanitari Kabul- Roma.