Crollo del Ponte Morandi: inizia udienza preliminare per 59 imputati
Inizia l’udienza preliminare riguardante il crollo del Ponte Morandi avvenuto a Genova nell’agosto del 2018.
Sono 59 gli indagati che siederanno al banco degli imputati. Tra loro anche Autostrade per l’Italia e Spea.
Autostrade ha risarcito la maggior parte dei familiari delle vittime: si riducono così le parti che si candidano
a diventare parte civile.
L’udienza preliminare dell’indagine sul crollo del Ponte Morandi è iniziata questa mattina alle 9.30 nella
tensostruttura bianca che occupa il cortile del tribunale di Genova. La procura ha chiesto per il crollo del
ponte avvenuto il 14 agosto 2018 il rinvio a giudizio per 59 indagati, comprese le società Autostrade per
l’Italia e Spea. Gli iscritti al registro degli indagati erano stati in tutto 69. La prima udienza preliminare
davanti al giudice sarà chiusa al pubblico: dopo l’appello delle parti ci sarà la presentazione delle parti civili.
Tra queste anche il comune di Genova, la Regione Liguria e i sindacati confederali Cgil, Cisl, Uil e Adoc.
Autostrade per l’Italia ha già risarcito la maggior parte dei familiari delle 43 vittime del Ponte Morandi,
pagando i danni anche a coloro che sono rimasti feriti. I familiari di chi ha perso la vita, però, potrebbero
decidere di prendere comunque parte all’udienza preliminare come parti civili. L’istanza dell’avvocato
Raffaele Caruso, che rappresenta il comitato in ricordo degli abitanti e delle imprese della zona distrutta dal
crollo, chiede che i familiari delle vittime possano essere inseriti tra le parti civili non per ottenere altri
risarcimenti, ma per essere parte attiva durante le udienze.
Le parti offese sono 357: i parenti delle 43 persone uccise, i feriti e i traumatizzati, le associazioni
Assoutenti, Adoc, Adiconsum e Codacons. La maggioranza però, già risarcita da Autostrade per l’Italia, non
sarà parte civile. La posizione di coloro che invece vorranno e potranno unirsi sarà valutata dal giudice per
le indagini preliminari Paola Faggioni. Per quanto riguarda i 59 indagati, l’accusa è di omicidio colposo
plurimo, crollo colposo, omicidio stradale, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di
dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ponte Morandi, l’ispezione tre anni prima del crollo: mancava il cemento e l’acciaio si muoveva
La richiesta di ricusazione del Gup
Gli avvocati di Autostrade per l’Italia hanno chiesto la ricusazione del Gup Paola Faggioni che si era già
pronunciato in qualità di Gip su alcuni indagati. La decisione sarà presa entro pochi giorni ma nel frattempo
continua il processo nei confronti dei 59 indagati. Il giudice è chiamato a valutare le ipotesi di accusa in
contraddittorio con le argomentazioni portate dalla difesa. Secondo gli investigatori del Primo Gruppo della
Guardia di finanza, gli indagati conoscevano le condizioni del viadotto Morandi ed erano consapevoli dei
rischi. L’unico intervento di messa in sicurezza mai effettuato, avvenne nel 1993 sulla pila 11 del ponte. Mai
toccata invece la pila 9, quella che ha provocato la tragedia. La corrosione in quel punto dell’infrastruttura
era pari al 90%. I lavori strutturali più grossi sono stati rinviati per poter risparmiare secondo una logica
“imposta dall’alto”. Proprio per questo motivo, anche i vertici di Autostrade e Spea siederanno al banco
degli imputati. L’accusa è di non aver controllato sulla regolarità e la sicurezza. Il procuratore di Genova
Francesco Pinto ha dichiarato nei giorni scorsi a Primocanale di essere stupito in quanto inquirente dalla
“sfrontatezza e dal cinismo di alcuni indagati davanti al crollo del Ponte Morandi. Mi ha stupito come
parlavano della sicurezza. Quel 14 agosto sono passato sul ponte con mia moglie appena 15 minuti prima
del crollo”.