Cos’è e come funziona la Mia: le differenze tra Reddito di cittadinanza e Misura di inclusione attiva

Cos’è e come funziona la Mia: le differenze tra Reddito di cittadinanza e Misura di inclusione attiva
Il reddito di cittadinanza scadrà ad agosto per gli ‘occupabili’ e dal 2024 per tutti. Secondo alcune indiscrezioni, il governo Meloni avrebbe trovato la norma che lo sostituirà: la misura di inclusione attiva, o Mia. Ecco come potrebbe funzionare e chi potrà riceverla.

La Misura di inclusione attiva, o Mia, potrebbe essere il nuovo sussidio che andrà a sostituire il reddito di cittadinanza già dagli ultimi mesi del 2023, forse da settembre in poi. Secondo indiscrezioni pubblicate dal Corriere della Sera, la ministra del Lavoro Marina Calderone sarebbe intenzionata a portare il decreto legge per introdurre la Mia davanti al Consiglio dei ministri già entro il mese di marzo.

Innanzitutto, alcuni aspetti sembrano certi per la nuova misura: sarà rivolta anche ai cosiddetti ‘occupabili’ che da agosto 2023 non avranno più accesso al reddito di cittadinanza, avrà un importo variabile a seconda delle condizioni lavorative e della composizione del nucleo familiare, e in generale sarà più basso del reddito di cittadinanza. Grazie a una serie di riduzioni, negli assegni e nella platea coinvolta, il governo vorrebbe risparmiare 2-3 miliardi di euro all’anno, sui 7-8 presi finora dal Rdc.
I requisiti per ricevere la Misura di inclusione attiva

I beneficiari della Mia dovrebbero essere divisi in due gruppi. Da una parte le famiglie con persone ‘occupabili’ al loro interno, cioè i cui membri hanno tra i 18 e i 60 anni e non hanno disabilità. Dall’altra, le famiglie non occupabili, cioè quelle in cui almeno una persona ha meno di 18 anni, più di 60 anni o ha una disabilità.

Si stima che le prime – le famiglie ‘occupabili’ – siano circa 400mila in tutto, di cui 300mila famiglie composte da una sola persona. Anche loro potranno fare domanda per ricevere la Mia, ma riceveranno un assegno più basso e di durata inferiore rispetto all’attuale reddito di cittadinanza, e anche rispetto alla Mia erogata alle altre famiglie.

A quanto si apprende dalle indiscrezioni, il tetto Isee per avere accesso alla Mia dovrebbe scendere decisamente: dai 9.360 euro richiesti per il Rdc nelle famiglie composte da una sola persona, a una nuova soglia di 7.200 euro. Oltre duemila euro in meno. Secondo le stime, questo dovrebbe escludere un terzo delle persone che attualmente ricevono il reddito di cittadinanza.

Al contrario, sarà rivista la ‘scala di equivalenza’ in base al numero di persone che compongono la famiglia: più sarà numeroso il nucleo, più si alzerà la soglia Isee entro il quale bisogna restare. Anche questa misura va nella direzione di aiutare maggiormente le famiglie numerose.

La platea di persone che possono ricevere la Mia, invece, dovrebbe aumentare leggermente grazie a un’altra modifica: il numero di anni di residenza in Italia necessari per richiedere la misura scenderà da 10 a 5. Questa modifica è stata introdotta soprattutto per venire incontro alle richieste della Commissione europea, che ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia perché ritiene discriminatorio il limite dei 10 anni.
Gli importi della nuova Mia per gli occupabili e i non occupabili

Sempre secondo indiscrezioni non ufficiali, l’importo base della Mia per una famiglia composta da una sola persona non occupabile resterà di 500 euro al mese, come con il reddito di cittadinanza. Potrebbe variare, invece, la quantità extra riconosciuta a chi deve pagare un affitto, che con il Rdc arriva fino a 280 euro al mese. Nella nuova Mia, invece, potrebbe essere ridotta, variando in base a quanto è numerosa la famiglia che la riceve. Inoltre, l’assegno dovrebbe durare per 18 mesi, proprio come il reddito di cittadinanza.

Per le famiglie occupabili, invece, sembra che l’importo di base sarà ridotto a 375 euro al mese. Questa, almeno, è l’ipotesi su cui stanno lavorando i tecnici del ministero. E anche la durata dovrebbe essere ridotta: da 18 a 12 mesi, nel quale cercare un’occupazione.
Quanto tempo dura la Misura di inclusione attiva

Secondo quanto riportato, è probabile che per il rinnovo della Mia si applicherà il cosiddetto decalage, cioè un meccanismo ‘a calare’. Le famiglie non occupabili dopo la prima volta – della durata di 18 mesi – potranno richiedere la Mia per un massimo di 12 mesi. Tra la fine degli assegni e la nuova richiesta, come accade ora, dovrà passare almeno un mese.

Molto più stringenti le regole per gli occupabili: la Mia avrà prima una durata di 12 mesi, poi si potrà chiedere un’altra volta per 6 mesi. Per chiedere un altra volta in sussidio, poi, bisognerà aspettare almeno un anno e mezzo. Una stretta chiaramente pensata per rendere impossibile il sostentamento con la sola misura di inclusione attiva: nelle intenzioni del governo, le persone considerate occupabili dovranno trovarsi un lavoro nel periodo in cui hanno la Mia come sostegno, e dopo 18 mesi (12+6), trovata o no un’occupazione, non avranno più accesso all’assegno per un anno e mezzo.
Come funzionerà la ricerca di lavoro per gli occupabili che prendono la Mia

La Mia sarà erogata solo dopo controlli sul reddito della famiglia, il suo patrimonio e gli altri requisiti necessari. L’idea è che tutti i controlli, sia prima di erogare l’assegno sia dopo, diventino più stringenti. Dopodiché, le famiglie senza occupabili saranno prese in carico dai Comuni, che organizzeranno dei percorsi di inclusione sociale. Per le famiglie con occupabili, invece, inizierà il percorso di formazione lavorativa e collocamento.

Per farlo saranno coinvolti sia i centri per l’impiego – con un patto personalizzato da firmare come quello

attualmente previsto con il Rdc – sia le agenzie del lavoro private, che dovrebbero ricevere un incentivo per

ogni persona a cui trovano un contratto, a prescindere dalle condizioni (a tempo determinato, part time…).

Dovrebbe nascere una piattaforma unica nazionale, coordinata dal ministero del Lavoro, a cui sarà obbligatorio iscriversi. Per perdere la Mia basterà rifiutare una sola offerta congrua di lavoro.

Per ‘congrua‘ si intende un’offerta in linea con il proprio profilo lavorativo e con sede nella propria provincia o nelle province confinanti alla propria. Per quanto riguarda la durata, la soglia minima per un’offerta congrua sarà di 30 giorni di contratto.

Rimarrà la norma per cui chi percepisce l’assegno può anche avere altri redditi, fino a 3mila euro l’anno.

Anzi, sarà estesa non solo al lavoro stagionale o intermittente, ma a tutti i i tipi di lavoro dipendente. Se si

superano i 3mila euro a causa di un contratto a termine che scade prima che finisca la propria Mia, la

misura sarà sospesa fino alla fine di quel contratto e riattivata dopo. Queste norme hanno lo scopo di

scoraggiare chi percepisce un sussidio e nel frattempo lavora in nero.