In piena emergenza Covid-19, anche il teatro si trasforma, sperimenta e si adatta alle esigenze del periodo. Lo sa bene l’attore e produttore Gianluca Ramazzotti che, con la sua Ginevra Media Production, sta preparando nei minimi dettagli il debutto di C – Ω – N – T – @ – T – T- O, uno spettacolo del tutto innovativo che farà immergere gli spettatori in un modo di fare teatro multimediale che terrà conto di tutte le norme vigenti sul distanziamento sociale per evitare il propagarsi dei contagi. Ne abbiamo parlato proprio con lui, per capire meglio in che cosa consiste questo nuovo progetto, che è già stato avviato in Inghilterra e in Francia e che presto arriverà in Spagna e in tutte le città europee maggiormente colpite della pandemia.
Salve, signor Ramazzotti. Con Ginevra Media Production sta attualmente preparando lo spettacolo Contatto, che rappresenta un nuovo modo di fare teatro, visto che si è dovuto “piegare” all’Emergenza Coronavirus.
“Sì, in questo momento c’è un’evidente difficoltà, visto che non tutti i teatri riaprono e i pochi che ce la fanno devono seguire il contingentamento. Tra l’altro, non tutto il pubblico si fida. Così abbiamo deciso di optare su un’esperienza immersiva teatrale multimediale, che dà la possibilità di scaricare una App, collegandosi sulla piattaforma www.contattoteatro.it. Questa App consente di seguire lo spettacolo con un dolby surround quasi cinematografico all’interno delle proprie orecchie col proprio cellulare e col proprio auricolare. E’ un’esperienza nell’assoluto rispetto delle norme sanitarie vigenti, con i propri auricolari e cellulari. Non c’è niente di materializzato, per cui la gente non si tocca, c’è il distanziamento e si accettano fino ad un massimo di 17 persone a spettacolo. Per tale ragione, ogni giorno vengono fatti 4 o 5 spettacoli”.
Addentriamoci nel contenuto dello spettacolo. Di che cosa parla?
“La storia è stata scritta, ovviamente, tenendo conto delle esigenze attuali. Al centro della scena c’è una ragazza, a cui è morto il padre. E’ una storia di tensione, di vita poetica. Per cui, in questo momento come possiamo fare senza il contatto fisico? Come possiamo fare a superare le nostre ansie, fobie, paure in un momento in cui le stesse sono le nostre principali nemiche? Come si fa se noi non abbiamo un contatto fisico con il prossimo? Lo spettacolo sviluppa queste tematiche. Ora che cosa succede? Il pubblico paga il biglietto e sceglie una zona dove si fa lo spettacolo. Per esempio, zona centro, zona Eur a Roma, ma potrebbero aggiungersi anche altre città, se lo spettacolo va bene”.
Cosa succede quando il pubblico sceglie l’orario e il giorno?
“Scopre soltanto il giorno prima il punto di incontro esatto, che fino a quell’istante non conosceva. Così sì da senz’altro un po’ più di pepe all’esperienza. Il giorno prima arriva una mail con un codice, che serve a scaricare la App. Quando ci si presenta sul luogo dell’incontro, questi codici vengono trasformati in App sonore, per cui tutti hanno sul proprio cellulare la colonna sonora dello spettacolo. Gli attori però non recitano veramente con le loro voci, perché lo spettacolo viene doppiato da due doppiatori importanti, che sono Luca Biagini e Martina Felli, che stanno all’interno della App. Quindi gli attori interpretano i loro pensieri, perché la gente legge i pensieri di questi personaggi attraverso le voci delle App. E’ uno spettacolo nuovo, innovativo, tecnologicamente avanzato che dà la possibilità di seguire una nuova esperienza nel rispetto delle norme sanitarie”.
E’ senz’altro una cosa che in Italia non si è mai vista prima…
“Esatto, perché non fa parte del DNA della nostra cultura fare una cosa del genere. E’ una nuova idea del nuovo spettacolo. Questa esperienza è stata fatta e viene fatta tutt’ora a Londra, a Parigi e sta avendo un grande successo, tant’è che aprirà presto in Spagna e in tutte quelle città e capitali europee dove il Covid purtroppo sta chiudendo i teatri e sta rendendo la vita culturale molto più povera. Tutti i produttori di varie nazionalità stanno comprando questo format per provare a fare un’operazione nuova all’interno sempre di un percorso teatrale, di un’emozione, perché la storia è coinvolgente; il pubblico ha la sensazione di stare dentro lo spettacolo”.
Vuole spiegarci perché?
“Lo spettacolo, fondamentalmente, è silenzioso. I camminatori abituali delle varie vie, dei luoghi dove si fa questo spettacolo, non si rendono conto che si sta svolgendo questa esperienza. Non è visibile a chi non ha pagato il biglietto. E’ questa la cosa bella. Vive quest’emozione solo chi ha pagato il biglietto”.
Il che, se mi permette di dirlo, consente ad ogni spettatore di avere la sua personale visione di quello che è stato lo spettacolo…
“Certamente. E’ un’esperienza viva, palpabile. E’ esattamente come andare a teatro, ma in un altro modo. Non è il teatro ufficiale, ma la stessa esperienza di emozioni che ti può dare uno spettacolo in un posto chiuso. Solo che qui siamo all’aperto. Abbiamo scelto dei posti significativi come la zona Colosseo, viale Trastevere, il laghetto dell’Eur. Tutte zone suggestive che possono aiutare a questo tipo di esperienza”.
Immagino non sia per niente facile organizzare un modo di fare teatro del genere…
“E’ difficile perché, purtroppo, l’Italia è una paese molto burocratico. Ci stiamo rendendo conto che non esistono normative per uno spettacolo di questa portata. Non si è mai pensato ad emanciparsi. La multimedialità è un dato di fatto. Bisogna cambiarle le leggi e le regole, perché si vada avanti. In questo senso, siamo arretrati. La cosa bella è che in tutto il mondo si sta facendo, mentre in Italia incontriamo tante difficoltà burocratiche. E si sa che la burocrazia ammazza l’arte. Tuttavia, bisogna dire che ci si incontra sempre a metà strada con le amministrazioni locali. Questo tipo di esperienza sta piacendo come progetto, quindi sono tutti entusiasti di fare questa cosa. Però ci si scontra con le norme che non reggono questo tipo di spettacolo. Ti chiedono: ‘è dal vivo?’. Beh, ci sono persone che camminano. Ma non è un vero spettacolo teatrale, è un’esperienza che prende spunto del teatro per svilupparsi in un altro senso in multimedialità. Le dico anche un’altra cosa…”
Certo, la ascolto.
“La colonna sonora e le voci, che chiaramente sono mixate, sono costruite con i suoni binaurali, ossia un’esperienza di suono subliminale che entra nel cervello degli spettatori andando ad accarezzare il sistema simpatico del pubblico, cioè andando a sollecitare alcuni stimoli del cervello che ci danno le emozioni. Questo studio sui suoni binaurali è uno studio che viene fatto da dieci anni e che, per molti, è controverso. C’è chi ci crede, chi no. Ma in questo decennio, sono stati creati dei software che costruiscono il suono proprio in questo modo, con l’esperienza binaurale. Mentre si segue una musica, alcune onde e frequenze dei suoni binaurali entrano in maniera del tutto impersonale, senza che il pubblico si accorga, nel cervello. Sollecitano dunque un’emozione, che può essere forte, di pianto, commuovente o divertente. Aiutano il pubblico a emozionarsi e a scoprire i lati più emozionali della loro esperienza. Quindi è un’ulteriore studio, che noi sperimentiamo, che ben dispone il pubblico che assiste a questo tipo di spettacolo”.
Quando comincerà ad andare in scena lo spettacolo?
“Se tutto va bene, partiamo il 17 ottobre. Stiamo ancora aspettando dei permessi, quindi si potrebbe verificare uno slittamento al 22 ottobre. Il nostro intento è andare avanti il più possibile, quindi diamo inizio adesso con le belle giornate. La nostra idea è quella di andare in giro in tutta Italia. La prossima settimana cominceremo ad avviare le adesioni con la piattaforma. Per ora, è aperta la nostra pagina Facebook dove ogni tanto diamo delle pillole sullo spettacolo, che stiamo costruendo gradualmente”.
www.elasticmedianews.it editor e founder Nunzio Bellino
A cura di Roberto Mallò per MassMedia Comunicazione