Bruna Bovino uccisa e data alle fiamme a Bari, sentenza ribaltata per l’ex: condannato a 26 anni

Bruna Bovino uccisa e data alle fiamme a Bari, sentenza ribaltata per l’ex: condannato a 26 anni


Condannato a 26 anni e sei mesi Antonio Colamonico, imputato per aver ucciso a colpi di forbici

Bruna Bovino, estetista di 29 anni sua ex fidanzata. Il brutale delitto il 12 dicembre 2013 nel centro estetico

a Mola di Bari. La mamma: “Nessuna sentenza potrà restituirmela, ma oggi dopo 8 anni finalmente è stata

fatta giustizia”.

Ventisei anni e sei mesi. Questa la condanna decisa dalla Corte di Assise di Appello di Bari per Antonio

Colamonico, 41enne imputato per l’omicidio della ex compagna Bruna Bovino. La donna, una ventinovenne

italo-brasiliana che lavorava come estetista, venne uccisa a Mola di Bari il 12 dicembre 2013. Il corpo fu

trovato semicarbonizzato sul pavimento del centro estetico dopo essere stata uccisa con 20 colpi di forbici

e strangolata. Nel 2015, in primo grado, l’imputato era stato condannato a 25 anni di reclusione ma poi in

appello, nel novembre 2018, era stato assolto e oggi, dopo l’annullamento con rinvio da parte della

Cassazione, un nuovo collegio della Corte di Assise di Appello ha ribaltato la sentenza. Colamonico è

dunque ritenuto colpevole di omicidio volontario e incendio doloso, senza il riconoscimento della

continuazione tra i due reati. Colamonico venne arrestato nell’aprile 2014 con le accuse di omicidio

volontario e incendio doloso. Nella ricostruzione dell’accusa, le fiamme furono appiccate per cancellare le

prove del brutale delitto.

La mamma di Bruna dopo la sentenza: “Fatta giustizia”

“Mia figlia non c’è più, non tornerà più e nessuna sentenza potrà restituirmela, ma oggi dopo 8 anni

finalmente è stata fatta giustizia”, così in lacrime dopo la sentenza Lilian Baldo, la madre di Bruna. Uscendo

dal Palazzo di giustizia di piazza De Nicola, a Bari, la donna si è detta fiduciosa che la Cassazione, se

questa sentenza dovesse essere impugnata, confermerà la condanna. “Lui era l’unico, non c’erano altri

indiziati, non poteva essere stato un altro e adesso lo hanno confermato i giudici. Mi batterò fino a quando

sarò viva perché mia figlia abbia giustizia, per lei e per i suoi figli”, così la mamma della giovane uccisa. Nel

processo per l’omicidio di Bruna Bovino erano costituiti parti civili, oltre alla mamma, la zia e la Regione

Puglia.