Bimba di 10 anni abusata e picchiata con un tubo di gomma, botte al fratellino: arrestato patrigno
Un uomo di 40 anni pluripregiudicato è stato arrestato in provincia di Agrigento con l’accusa di violenza
sessuale, maltrattamenti in famiglia e lesioni ai danni dei figli della compagna. In particolare, avrebbe
molestato e picchiato con un tubo di gomma la figliastra da quando aveva solo 10 anni e sottomesso il
fratellino di 8.
Orrore a Canicattì, in provincia di Agrigento, dove un uomo di 40 anni è stato arrestato per violenza
sessuale ai danni della figlia della compagna. La vittima, da quando aveva solo 10 anni, è stata più volte
abusata e picchiata, così come il fratellino di 8 anni. L’uomo era stato affidato in prova ai servizi sociali dal
tribunale di Sorveglianza dopo una condanna per violenza privata. A suo carico anche le accuse di
maltrattamenti in famiglia e lesioni. I carabinieri della città siciliana, che avevano dato inizio alle indagini a
metà agosto, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per
le indagini preliminari a carico del 40enne. Tutto è partito dalla segnalazione della vittima, oggi 16enne,
che ha chiesto aiuto ai militari denunciando soprusi e violenze.
Secondo quanto ricostruito, la bambina, che ora avrebbe 16 anni, prima ha subito le attenzioni morbose da
parte del patrigno, un pluripregiudicato di Santa Elisabetta, quando di anni ne aveva appena 10, poi è
arrivata la violenza sessuale. Si fa riferimento in particolare alla “sucalora”, termine dialettale utilizzato per
indicare un tubo di gomma, con il quale la piccola sarebbe stata picchiata. La ragazzina, a seguito delle
, è andata due volte in ospedale dove ha raccontato d’essere caduta e d’aver avuto incidenti domestici. Poi,
però, dopo la violenza sessuale, ha raccontato tutto ai carabinieri. Ma le botte erano anche per il fratello
minore, di appena 8 anni, sottomesso al punto da credere di meritare le punizioni fisiche inflittegli “quando
faccio cavolate ma per me questo non è normale”, ha spiegato ai militari. Quello che è emerso dalle
è una “prigione domestica fisica e psicologica – hanno aggiunto gli investigatori -, costruita dall’indagato
con l’imposizione del silenzio sulle sue condotte e con una serie di vessazioni quali il divieto per i due
fratelli di frequentare i coetanei, i lunghi periodi di punizione trascorsi chiusi in casa e, per la ragazzina, il
divieto di indossare la minigonna e di truccarsi”. Il 40enne si trova al momento nel carcere di Agrigento,
mentre sulla mamma dei due ragazzi c’è ancora un’attività investigativa in corso. Pare che la donna
sapesse, ma per “non far saltare in aria la famiglia” prendeva come precauzione il non lasciare da sola la
figlioletta.